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Artigiani in agonia, cig in deroga alle stelle

Quasi l'82 per cento delle imprese ha fatto richiesta di cassa integrazione. Confartigianato: "Anche chi può lavorare è fermo per timore del contagio"

Anche le aziende artigiane stanno trattenendo il fiato da troppo tempo a causa dello stop imposto per contrastare il contagio da Covid-19. La conseguenza, per Confartigianato Imprese Firenze, è la richiesta di cassa integrazione in deroga balzata all'81,7 per cento tra le aziende associate. A spiegare la gravità della situazione è il segretario generale dell'associazione di categoria Jacopo Ferretti:  “La gran parte dei settori è ferma", ha detto. 

Anche gli artigiani che potrebbero lavorare, come ad esempio gli idraulici o gli elettricisti, in molti casi hanno deciso di rimanere fermi per timore del contagio e hanno fatto richiesta degli ammortizzatori sociali, spiega l'associazione. “I cantieri sono chiusi e quindi per queste categorie il lavoro si ridurrebbe agli interventi nelle abitazioni private – ha detto Ferretti -. Ma domina la paura del contagio, soprattutto fra i lavoratori che hanno timore ad entrare nelle case: per questo molti piccoli imprenditori hanno comunque scelto di fermarsi e mettere i dipendenti in cassa integrazione”.

Nel frattempo, tuttavia, c'è da segnalare anche l'andamento in controtendenza mostrato da alcuni ambiti ristretti di imprese come le "farmacie e le parafarmacie, o le imprese attive nella sanificazione degli ambienti che durante il mese di marzo hanno avuto un'impennata di richieste pari al 140 per cento”.

E poi ci sono le mutate abitudini dei cittadini in conseguenza dell'emergenza sanitaria che, secondo Confartigianato, dovranno essere tenute presenti per "riprogrammare le strategie future di gestione del tessuto commerciale nei centri abitati": sono infatti molte le botteghe e i negozi di vicinato che hanno aumentato il fatturato per la maggiore affluenza di persone che fanno lì gli acquisti di beni essenziali per risparmiare la coda al supermercato: “I fiorentini stanno premiando le botteghe, i negozi di vicinato che vendono generi alimentari e di prima necessità per i quali l'aumento di fatturato è mediamente fra il 20 e il 30 per cento, con punte del 40 per cento e oltre per i panifici".