Attualità

Tassisti senza soldi nel deserto creato dal Covid

In tanti sono rimasti fuori dal contributo a fondo perduto, per questo hanno manifestato in piazza Duomo dove hanno incontrato il presidente Giani

La protesta dei tassisti non si ferma, la categoria in ginocchio a causa dell'epidemia di Covid-19 è tornata in piazza per una nuova manifestazione questa volta cercando l'incontro con il presidente della Regione Toscana dopo essere rimasti esclusi dal bando per i contributi a fondo perduto destinati alla categoria.

In pochi sono riusciti ad accedere al bando Filiera del Turismo e Sviluppo Toscana così in piazza Duomo, guidati dal presidente Uritaxi, Claudio Giudici, hanno chiesto ed ottenuto un incontro con il presidente Eugenio Giani che si è preso l'impegno di trovare un milione di euro in più per rifinanziare il bando "Lo faremo martedì in Consiglio regionale con la variazione di bilancio - ha detto parlando con i tassisti sulla soglia del palazzo che ospita la giunta regionale - ma non sarà una impresa facile ma è quello che possiamo fare partendo dal fatto che non possiamo mettere mano ai requisiti per l'assegnazione perché si tratta di parametri europei e nazionali, possiamo solo aumentare il budget per farci rientrare anche i tassisti che hanno i requisiti ma cronologicamente non sono rientrati nell'assegnazione del contributo da due milioni". 

I taxi, intanto, restano fermi nelle piazzole delle città d'arte perché non ci sono chiamate "Abbiamo bisogno di soldi" hanno ribadito i diretti interessati che nel corso degli ultimi mesi hanno lamentato l'assenza di incentivi all'uso del mezzo pubblico con autista arrivando ad allargare le braccia "Abbiamo finito i soldi per il carburante".

Firenze come le altre città toscane si sono nuovamente svuotate a causa delle restrizioni e dell'ingresso nelle zone di criticità arancione e poi rossa. 

Sulla richiesta di una maggiore integrazione tra taxi e trasporto pubblico su autobus, tram e treni pesa la mancata assegnazione della gara regionale per il tpl che impedisce una programmazione in termini di riorganizzazione dei servizi.