Cronaca

"Forteto, regole crudeli, esperienza criminale"

Rese note le motivazioni delle 14 condanne del Forteto: "Il sistema pubblico ha mantenuto una linea di credito illimitata anche dopo gli arresti"

Nel giugno scorso Il fondatore della cooperativa Il Forteto di Vicchio, Rodolfo Fiesoli, è stato condannato dai giudici fiorentini a 17 anni e mezzo di reclusione per violenza sessuale e maltrattamenti su alcuni dei ragazzi che, nel corso degli anni, furono affidati al Forteto dal Tribunale dei minori. Condannati per maltrattamenti anche 13 suoi collaboratori. Una lunga storia di abusi che trova nuove conferme nelle motivazioni delle sentenza.

"Il dato obiettivo è che il sistema pubblico ha mantenuto costantemente aperta una linea di credito illimitata verso l'esperienza educativa e pedagogica de 'Il Forteto' - si legge nelle motivazioni - e questo nonostante gli arresti, prima nel 1978 e poi nel 2012, dei vertici della cooperativa".

"Credito accordato dagli operatori pubblici che hanno indicato in quella comunità una risorsa utile ed efficace per la tutela di minorenni in situazione di disagio, se non di vero e proprio abbandono - proseguono i giudici - Credito ribadito dai provvedimenti dell'autorità giudiziaria minorile che, ancora nel 2012, dopo gli arresti di Rodolfo Fiesoli, il capo indiscusso di quella comunità, ha confermato affidamenti familiari a favore di alcuni soci della cooperativa; credito ribadito da amministratori pubblici e da esponenti politici che hanno garantito sovvenzioni e sostegno istituzionale".

"Il Forteto è stata un'esperienza drammatica, per molti aspetti criminale, retta da persone come Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi non equilibrate, con seri disturbi dell'affettività e della sessualità - si legge ancora nelle motivazioni -  un'esperienza caratterizzata da regole assurde, crudeli e incomprensibili che sono state riproposte ai minori avuti in affidamento; al Forteto non si doveva convivere, non si poteva avere relazioni affettive e sentimentali vere, profonde e durature, non si doveva procreare". 

 "Le assurde regole dei chiarimenti, della necessaria rottura con le famiglie di origine, del confronto di genere, del primato della omoaffettività, della genitorialità surrogata, della coppia surrogata, della conduzione di vite separate tra i due sessi - dicono i giudici - teorizzate e purtroppo imposte in modo sistematico fin dalla costituzione della cooperativa, non sono mai venute meno"