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I consorzi di bonifica chiedono più poteri

Nel 2014 su 132 progetti a difesa del territorio i consorzi ne sono stati realizzati 110; per questo chiedono di rilevare le competenze delle Province

Che voto si danno i consorzi di bonifica della Toscana per quanto riguarda i lavori realizzati per mettere in sicurezza il territorio? Da 1 a 10 secondo il presidente di Urbat (Unione regionale per le bonifiche, l'irrigazione e l'ambiente della Toscana), Marco Bottino, meritano almeno un 8.

Questo in ragione dei risultati conseguiti nel 2014: su 132 cantieri finanziati con oltre 61 milioni di euro, 35 sono stati ultimati, 75 in fase di esecuzione e 22 in corso di progettazione.

Una gestione che Bottino ha giudicato molto buona, tanto da chiedere che, nell'ambito di un progetto di riorganizzazione delle competenze dei diversi soggetti per quanto riguarda la difesa del suolo, la gestione della manutenzione straordinaria di corsi d'acqua importanti come l'Arno, l'Ombrone o l'Albegna passi dalle province, ormai svuotate di risorse, ai Consorzi stessi.

Un'idea che non dispiace nemmeno ai presidenti delle commissioni consiliari regionali Ambiente, Gianfranco Venturi e Agricoltura, Loris Rossetti.

In ogni caso, la priorità politica secondo Rossetti e Venturi è definire chi in futuro dovrà occuparsi di cosa, per evitare sovrapposizioni o scaricabarili in caso di malfunzionamento nel sistema di prevenzione.
I consorzi dal canto loro organizzeranno per il 24 novembre un convegno all'Accademia dei Georgofili a Firenze per promuovere la stipula di 6 contratti di fiume. Ovvero organizzare sei tavoli, ognuno dedicato a un fiume importante della Toscana, per riunire insieme i soggetti istituzionali con i cittadini riuniti in comitati o in categorie economiche e fare una mappa degli interventi necessari per mettere in sicurezza l'intero tragitto del corso d'acqua.