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In carcere innocente, si accelera sul risarcimento

La corte di appello ha nominato i periti che valuteranno i danni subiti da Giuseppe Gulotta, assolto con formula piena dopo 22 anni dietro le sbarre

Giuseppe Gulotta con il suo avvocato

Una storia agghiacciante che finalmente ha imboccato i binari della giustizia su tutti i fronti.

Giuseppe Gulotta, 57 anni, muratore di origine trapanese ma residente in Toscana, a Certaldo, da molti anni, nel 1990 fu condannato all'ergastolo per l'omicidio di due carabinieri avvenuto nel 1976. La sentenza si basò su una confessione estorta con la violenza e che poi Gulotta ritrattò, inutilmente.

La sentenza di revisione che lo ha assolto con formula piena è arrivata nel 2012, dopo 22 anni di detenzione.

Per riparare il drammatico errore giudiziario, ieri la corte d'appello di Reggio Calabria ha nominato due periti, uno psichiatra e un medico legale,  che avranno 90 giorni di tempo per accertare i danni esistenziali, morali, biologici e patrimoniali subiti dal muratore. I due periti dovranno incontrare Gulotta almeno cinque volte. Spetterà invece alla Guardia di Finanza quantificare i danni relativi ai mancati introiti per detenzione.

Gli avvocati difensori di Gulotta, Pardo Cellini e Baldassare Lauria, hanno stimato 56 milioni e 88mila euro di risarcimento danni.

La nuova udienza è stata fissata per il 10 giugno per il deposito delle perizie. 

"Siamo soddisfatti - ha commentato l'avvocato Cellini - la corte si è mostrata sensibile agli aspetti di velocità del procedimento, tant'è che avevo già convocato i due periti e all'udienza hanno subito giurato". 

"Le cifre si cui parliamo per il risarcimento fanno paura - ha commentato Michelina Gulotta, moglie di Giuseppe - Non siamo abituati a certe cose e non ci sono soldi sufficienti a compensare una vita rovinata. Noi la felicità vera l’abbiamo provata quando mio marito è stato assolto. Questo denaro potrebbe darci la sicurezza per la vecchiaia ma ciò che conta è che lui sia qui, con me e i nostri figli, e che stia per nascere il nostro primo nipotino".