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Inchiesta sui rifiuti, Quadrifoglio si difende

Secondo i vertici dell'azienda, la procura starebbe indagando su un errore formale: "I controlli sulla radioattività sono all'ordine del giorno"

Il presidente di Quadrifoglio, Giorgio Moretti, l'amministratore delegato, Livio Giannotti, e il responsabile dell'impianto di San Donnino, Franco Cristo, hanno risposto punto per punto alle accuse mosse dalla procura di firenze in merito ai mancati controlli sulla radioattività dei rifiuti metallici, allo scarso rispetto delle norme sulla tracciabilità dei materiali in entrata e uscita dall'impianto di San Donnino e all'eccessivo ricorso ad aziende esterne.

In una conferenza stampa al Cispel a Firenze, i vertici della società hanno sottolineato come Quadrifoglio si occupi di rifiuti urbani, quindi difficilmente a rischio radioattività. "L'unica causa di radioattività riscontrabile tra i rifiuti indifferenziati - ha spiegato Moretti - è rappresentata dai pannolini usati da chi si sottopone a terapie radiologiche con liquido di contrasto. Quando i nostri impianti riscontrano casi simili, scattano le procedure standard".
I camion in ingresso a San Donnino vengono passati sotto un rilevatore. In caso di positività i camion vengono tenuti in disparte in aree protette finché gli isotopi radioattivi non esauriscono la loro carica. Tutto secondo le procedure dunque.
I vertici di Quadrifoglio hanno anche risposto sul punto dei collegamenti diretti e indiretti con ditte esterne vicine ad ambienti malavitosi, su cui sta indagando la procura. "Le ditte che lavorano per noi - ha detto Giannotti - sono state selezionate con procedure pubbliche di gara e hanno passato il vaglio antimafia. Solo tre giorni fa ho portato un dossier agli uffici della prefettura su una situazione su cui ci è stato chiesto di fornire informazioni. Noi siamo un presidio di legalità nella gestione rifiuti".