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Piccoli borghi meta delle vacanze, così rinascono

Sono realtà che tornano a popolarsi dopo l'abbandono del passato dando slancio all'economia. La Toscana punta a tradurre tutte le frazioni in borghi

Foto di archivio

Il turismo delle radici salva le bellezze e l’economia dei piccoli borghi, di cui la Toscana è estremamente ricca, da dove in passato è partita l’emigrazione lasciandoli in gran parte abbandonati, con un patrimonio in Italia di oltre 5.500 Comuni sotto i 5.000 abitanti, che rappresentano il 70% del numero totale dei municipi nostrani ma che ospitano solo il 16,5% della popolazione nazionale e costituiscono il 54% dell’intera superficie italiana. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti in riferimento all’analisi di Confcommercio e Swg sulle comunità italiane di 8 paesi - Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia- presentata al Ttg di Rimini.

Dalla Toscana, tra l'altro, proprio nelle ultime ore è arrivata l'idea, basata su un disegno di legge regionale, di conferire ai sindaci la possibilità di sostituire il termine ‘frazione’ con quello di ‘borgo’.

La vacanza nei piccoli borghi, da sempre fortemente caratterizzati dalla presenza dell’agricoltura, rappresenta inoltre un esempio di turismo sostenibile prezioso per il sistema Paese che, se adeguatamente valorizzato, può diventare una risorsa strategica per il rilancio economico e occupazionale. Non a caso il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce proprio nei piccoli borghi con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.

A garantire l’ospitalità nei piccoli centri è anche una rete composta dalle 25.400 aziende agrituristiche italiane, che sono in grado di offrire un potenziale di più di 294mila posti letto e 532 mila coperti per il ristoro secondo Terranostra e Campagna Amica.