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Il caro spesa riporta in tavola piatti poveri e avanzi

Con l'impennata dei prezzi spopolano le ricette con ingredienti base. Parole d'ordine: riutilizzo, antispreco e tradizione. La Toscana è maestra

La ribollita toscana, tipico piatto antispreco

Spopola la cucina povera, quella totalmente antispreco. Perché? A causa del caro spesa. Ed è diventata una vera e propria abitudine per quasi 7 famiglie italiane su 10 (68%) che hanno virato su una svolta green spinta dall’impennata dei prezzi che sta mettendo in difficoltà soprattutto le fasce più disagiate della popolazione.  E’ quanto emerge dal rapporto della Coldiretti “La spesa green degli italiani, dal bio al km 0 fino al ritorno del piatti poveri antispreco” diffuso in occasione dell’inaugurazione del Sana, il Salone internazionale del biologico e del naturale, con il presidente nazionale Ettore Prandini allo stand C13 padiglione 30 della fiera di Bologna.

Con l’inflazione alimentare che è stata pari al 9,8% ad agosto secondo l’Istat e i rincari che raggiungono addirittura il massimo del 43% per lo zucchero, i cittadini – sottolinea la Coldiretti – adottano comportamenti più responsabili per salvare i bilanci, anche riducendo lo spreco.

E le ricette della tradizione popolare con il riutilizzo degli avanzi o di ingredienti di base – spiega Coldiretti – sono l’asse portante della cucina italiana candidata a patrimonio immateriale dell’umanità per l’Unesco e spesso sono state riproposte nella loro eccezionale semplicità anche da cuochi e ristoranti di alto livello. Molti dei piatti più tradizionali - afferma sempre la Coldiretti - hanno origine proprio dall’esigenza di non sprecare cibo come la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta. 

Ma nonostante la maggiore attenzione a livello sociale, il tema dello spreco alimentare resta rilevante. Nelle case italiane si gettano mediamente a settimana 674,2 grammi di cibo pro capite, secondo Waste Watcher. Spreco che a livello nazionale costa 9,2 miliardi per l’intero anno. Un fenomeno che determina anche – conclude la Coldiretti – effetti dirompenti sull’economia, sulla sostenibilità e sul piano ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. Si stima, infatti, che le emissioni associate allo spreco alimentare rappresentino l’8-10% del totale dei gas serra.