Lavoro

La Regione taglia il contributo alla solidarietà

La denuncia della Fiom: dal 5 agosto è stata sospesa l'integrazione che permetteva ai lavoratori in solidarietà di percepire il 90% dello stipendio

L'istituto della solidarietà funziona così: in un momento di difficoltà per l'azienda, invece di procedere a una riduzione del numero di dipendenti, si chiede ai lavoratori di lavorare meno ma lavorare tutti, percependo però meno soldi.

Se tutti i dipendenti accettano i salari vengono tagliati del 20% a ciascuno ma questo permette di non licenziare nessuno. Fino al 5 agosto scorso, in casi come questi, la Regione interveniva con un contributo pubblico in modo da portare gli stipendi dei lavoratori in solidarietà al 90% dello stipendio normale. 

Ora però non sarà più così, come hanno denunciato le organizzazioni sindacali, prima tra tutte la Fiom.

"Nel giorno in cui il consiglio dei ministri approva gli ultimi quattro decreti legislativi del Jobs Act che ridimensiona l'utilizzo della cassa integrazione - ha detto il segretario Daniele Calosi - la Regione comunica l'abrogazione di uno strumento di sostegno importante, causando un ulteriore danno a chi già è colpito dalla crisi".

Da qui la richiesta a Palazzo Strozzi Sacrati di fare un passo indietro. Anche perchè la misura è retroattiva, nel senso che peserebbe su quelle aziende che hanno anticipato questi contributi negli ultimi 9 mesi in attesa del saldo della Regione. Il timore è che queste aziende taglino ora le buste paga per rientrare dell'investimento. 

"Senza solidarietà - ha detto Calosi - ci sarebbero mille disoccupati in più solo tra i metalmeccanici".

La Regione si difende, per bocca del consulente del presidente Rossi per quanto riguarda il lavoro, Gianfranco Simoncini, che ha sottolineato come il taglio dipenda dallo stesso Jobs act che ha inserito i contratti di solidarietà tra gli ammortizzatori sociali e non tra le misure alternative.