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La Toscana dei distretti più forte della crisi

Secondo il rapporto 2014 di Bankitalia l'economia regionale sta reggendo meglio rispetto al resto d'Italia. Merito di alcune manifatture tradizionali

Il dato più significativo è che gli imprenditori hanno ricominciato a investire nelle loro aziende, in particolare nell'industria. Se fino al 2011 il crollo degli investimenti aveva fatto registrare un -3,4% ogni anno, da un paio d'anno la caduta si è arrestata e tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015 si è registrato un rimbalzo del 12% circa.

Segnali che permettono ai tecnici di Banca d'Italia di mostrare un cauto ottimismo per i prossimi mesi, anche perché, seppur in minima parte sembra essere ripartita la domanda interna, in particolare nel turismo e nell'acquisto di beni durevoli da parte delle famiglie. 

Una dinamica che si accompagna a quella dell'export, tradizionale ancora di salvataggio per l'economia toscana in questi anni. Il crollo delle esportazioni in Russia (-14,8%) è stato infatti ampiamente compensato da un boom di quelle nel Stati Uniti (+21,8).

La Toscana si conferma invece, unica Regione nel centro nord, regina dei distretti. L'oro ad Arezzo, la carta in Lucchesia, piuttosto che la moda attorno a Firenze, rappresentano una manifattura capace di resistere alla crisi e in alcuni casi rafforzarsi. Una specificità tutta toscana, molto importante se si considera che quasi la metà degli addetti è impiegata proprio nei distretti.

Ma è proprio l'occupazione a presentare due note dolenti. "Il numero di occupati - ha spiegato Michele Benvenuti, economista di Banca d'Italia - lo scorso anno è rimasto stabile, grazie soprattutto al ricorso agli ammortizzatori sociali, attestandosi al 63,8%. E' invece aumentata, sopra il 10%, la disoccupazione, perché è aumentata la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto da parte della componente femminile". Pessimo poi il dato della disoccupazione giovanile che si attesta al 25%.

L'altro nodo da risolvere è quello che riguarda i fallimenti delle imprese. "Negli ultimi anni - ha sottolineato benvenuti - il numero di fallimenti è cresciuto ed è molto più alto del resto Italia, attestandosi intorno all'1%. La riprova è che le banche hanno accumulato una quantità di crediti anomali piuttosto elevato e questo condiziona il finanziamento alle imprese anche durante questa fase di ripresa".