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Rete impigliata sui fondali, immersione a 40 metri

La guardia costiera l'ha recuperata al largo di Calafuria. La complessa operazione ha richiesto due squadre di subacquei

La rete recuperata dalla guardia costiera

La guardia costiera ha recuperato una rete da pesca sui fondali di Calafuria. Si trovava adagiata su un fondale roccioso compreso tra i 30 mt e i 40 mt di profondità, impigliata ad uno scoglio. 

Molto probabilmente si trovava là ormai da tempo. Il recupero, infatti,  non è stato semplice perché l’ecosistema corallino, nel tempo, aveva creato sulla rete il suo habitat. Gli operatori subacquei, data la notevole profondità e la complessità delle operazioni di rimozione, si sono alternati in due squadre per garantire la necessaria accuratezza nell’intervento ed arrecare il minimo danno all’ecosistema. Per tale ultimo motivo si è ritenuto più proficuo lasciare sul posto alcuni piccoli tratti di rete oramai inglobati dalle concrezioni marine.

"Con la definizione di reti fantasma - spiega la guardia costiera- si identificano tutte quelle attrezzature da pesca (quindi non solo reti ma anche ad esempio nasse, palangari e altro) che finiscono abbandonate sui fondali marini. Le cause sono molteplici, ma quelle primarie sono: ostacoli come rocce, secche o relitti dove le reti si possono incagliare oppure le forti mareggiate o forti correnti; distacchi accidentali causati dal passaggio di imbarcazioni; condizioni meteo avverse che richiedono l’abbandono per motivi di sicurezza o anche l’abbandono volontario. Come è facilmente intuibile questi attrezzi costituiscono un serio pericolo per la fauna marina che vi rimane intrappolata e per il deturpamento dell’ambiente marino".