La votazione al centro del contendere risale al 14 maggio, quando presidente era Lorenzo Bini Smaghi e dette via libera all'adesione della Bcc fiorentina alla Cassa Centrale Banca (Ccb) di Trento. Secondo nove soci dell'istituto, però, si trattò di un voto tra "pochi intimi" e avvenuto in concomitanza con altre votazioni all'ordine del giorno. Insomma a votare, secondo loro, furono pochi.
Da qui la richiesta al tribunale di annullare la delibera di cui i nove contestano la legittimità. Si parla infatti di "assemblea svuotata" da altre votazioni, "in locali diversi e lontani, in cartaceo, con procedure complesse" dove "quasi tutti andarono a votare abbandonando la sede principale dell''assemblea". "Molti se ne andarono", "defatigati dalle incombenze", "pochi sono tornati" nell'aula principale, il teatro Obihall di Firenze. Quindi, a votare per l''entrata in Ccb c'erano "pochi intimi".