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Criminalità, l'allarme sono le "nuove mafie"

Vertice regionale in prefettura a Firenze per fare il punto sui tentativi di infiltrazione in Toscana. I rischi maggiori negli appalti pubblici

La Toscana non è una terra di mafia ma le presenze mafiose e il rischio di infiltrazioni sono comunque radicate in tutta la regione e in tutte le Province. E oggi, a differenza del passato, il rischio è quello legato a quelle che il prefetto di Firenze Luigi Varratta ha chiamato "le nuove criminalità" costituite da gruppi organizzati non riconducibili alle organizzazioni criminali di stampo tradizionale ma che operano in settori analoghi (dai rifiuti alla prostituzione, dallo spaccio di sostanze stupefacenti agli appalti pubblici) potendo disporre di ingenti quantità di denaro.

E' il quadro emerso dalla conferenza tenutasi a Firenze alla presenza dei dieci prefetti della regione, i vertici delle forze dell’ordine provinciali e regionali, la Procura Distrettuale Antimafia e la Direzione Investigazione Antimafia.

Un appuntamento che ha assunto un rilievo ancora maggiore alla luce dell'indagine 'Mondo di mezzo' che ha sconvolto Roma. E seppure in Toscana manchi "il radicamento sociale" il procuratore capo della procura di Firenze, Giuseppe Creazzo, ha voluto chiarire che anche nella nostra regione "inchieste simili ci sono già state tutte le volte che la norma ha previsto la punizione per associazione mafiosa". 

"Non è necessario che si tratti di 'ndrangheta, camorra o Cosa Nostra - ha aggiunto - Basta che ci sia un gruppo di persone organizzate per commettere delitti, approfittando delle condizioni di assoggettamento. E allora lì si contesta tranquillamente il reato di associazione mafiosa".