A 24 anni dall'avvio, nel 1999, viene aggiornato Mamma segreta, il progetto toscano per i parti in anonimato e il sostegno a madri e nascituri, attraverso protocolli e procedure dedicati alle donne in difficoltà che sono incerte sulla possibilità di riconoscere il proprio bambino o hanno già deciso di non riconoscerlo.
In pratica l'accesso al servizio è stato semplificato per migliorare l’organizzazione e la qualità dei servizi sanitari territoriali ed ospedalieri, sociali e socio-sanitari integrati, con modalità condivise ed omogenee su tutto il territorio regionale. Ma c’è anche un adeguamento a nuovi indirizzi giurisprudenziali che consentono ai figli non riconosciuti e spesso dati in adozione di chiedere e ottenere informazioni sulle proprie origini e ottenerle con una documentazione corretta e adeguata.
Nelle prossime settimane alcuni gruppi di lavoro definiranno le procedure ospedaliere e i protocolli per la conservazione di dati anamnestici non identificativi della madre e della famiglia biologica, che consentirebbero, già ai genitori adottivi, di programmare interventi di profilassi o accertamenti. Ai nuovi protocolli seguirà anche un corso di formazione del Formas per gli operatori del servizio. Nella definizione delle nuove procedure saranno coinvolti pure il Centro regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza dell’Istituto degli Innocenti di Firenze e il Tribunale per i minorenni di Firenze e Genova, che ha collaborato alla condivisione delle nuove linee di indirizzo.
Grazie al progetto Mamma segreta è nato nel 1999, dal 2012 al 2022, su quasi 289 mila parti in Toscana sono stati 184 quelli in anonimato: tra questi 98 di donne italiane e gli altri di madri di cui non è specificata la cittadinanza. I più numerosi sono stati nel 2013, quando furono 35; nel 2020 sono stati otto e dieci all’anno nel 2021 e 2022.