Politica

Renzi e Obama, l'amico americano

Durante la visita della delegazione italiana alla Casa Bianca, scambio di cortesie e profferte di amicizia fra il premier e il presidente Usa

Matteo Renzi e Barak Obama

Un'accoglienza cordiale che più cordiale non si può: non si può definire che così la montagna di cortesie riservate dal presidente Usa Barack Obama al presidente del Consiglio Matteo Renzi durante la visita ufficiale della delegazione italiana alla Casa Bianca. Gruppo eterogeneo formato dal premier con la moglie Agnese Landini, dall'atleta paraolimpica Bebe Vio, dal sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, dalla direttrice del Cern Fabiola Giannotti, dalla curatrice del Dipartimento di architettura e design del Moma Paola Antonelli e dai premi Oscar Paolo Sorrentino e Roberto Benigni, quest'ultimo accompagnato dalla moglie Nicoletta Braschi.

Durante la cerimonia ufficiale nel giardino della Casa Bianca, Renzi e Obama, entrambi in camicia bianca e abito scuro, hanno prima ascoltato gli inni nazionali (Renzi cantando, Obama a bocca chiusa ma con la mano sinistra sul cuore) poi sono intervenuti dal palchetto colmandosi di apprezzamenti e profferte di alleanza fra Stati Uniti e Italia. 

Barack Obama, dopo aver ricordato che se l'America è un grande paese lo deve soprattutto agli immigrati, italiani compresi, ha citato il motto degli scout in mezzo ai quali Renzi è cresciuto: lascia il mondo migliore di come lo hai trovato. Renzi ha contraccambiato inserendo nel suo discorso alcuni versi del ventiseiesimo canto delll'Inferno di Dante Alighieri: Fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.

Nota a margine: mentre Obama parlava, Matteo Renzi, in piedi accanto a lui, ha più volte applaudito con entusiasmo le sue parole. Quando ha parlato Renzi, sorrisi ma niente applausi a scena aperta da parte di Obama. Questione di carattere, probabilmente. E di stile.