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"Riaprite le indagini sulla morte del parà Scieri"

La commissione parlamentare d'inchiesta sul misterioso decesso del militare, avvenuto nel 1999, ha portato alla luce nuovi elementi e responsabilità

Emanuele Scieri

Emanuele Scieri fu ritrovato senza vita nella caserma Gamerra della Folgore il 16 agosto 1999, dopo tre giorni dall'ultima telefonata alla famiglia. Aveva 27 anni, era siciliano e laureato in legge. Una morte inspiegabile, senza colpevoli per 18 anni, sulle cui cause aleggia il sospetto più terribile: nonnismo. L'incheista a suo tempo aperta dalla procura pisana si concluse con l'archiviazione. Ma oggi la partita si riapre: lo ha deciso la commissione parlamentare costituita per far luce sulla morte di Scieri in base a "nuovi elementi di responsabilità".

La commissione parlamentare, presieduta da Sofia Amoddio, ha raccolto "elementi concreti" durante le circa 70 audizioni effettuate nei mesi scorsi, di cui alcune secretate. "Abbiamo lavorato con forza nella ricerca della verità - ha dichiarato Amoddio - nella consapevolezza che le responsabilità penali sono individuali e con pieno rispetto e considerazione nei confronti delle forze armate".

Stando al resoconto di Amoddio, le testimonianze raccolte nel corso delle audizioni avrebbero acclarato che nella Gamerra avvenivano "gravi atti di violenza non riconducibili a semplice goliardia" con "controlli blandi perfino dopo il contrappello, tanto che i paracadutisti si permettevano di uscire scavalcando il muro di cinta".

"La zona dove è stato ritrovato il cadavere di Emanuele Scieri era isolata - ha detto ancora la presidente della commissione parlamentare - ma presidiata da anziani che la utilizzavano come uno spazio di rifugio e di svago totalmente esente da regole e controlli, noto e tollerato dai comandanti".

"Riteniamo che l'indagine svolta dalla commissione parlamentare abbia dato nuova luce e nuovi elementi non solo sul clima generale che regnava nella caserma Gamerra all'epoca dei fatti - ha concluso Amoddio - ma anche molto più in dettaglio sulla natura delle pratiche, sul tipo di relazioni che venivano a stabilirsi fra anziani e reclute, sul ruolo dei caporali e sull'atteggiamento, sulla mentalità, sulle risposte date dai comandanti a livello di corpo e di brigata. Più in generale l'approccio della commissione è andato oltre la categoria del nonnismo, con l'obiettivo di qualificare la disciplina all'interno della Folgore e della caserma Camerra, nella convinzione che proprio nelle falle e nelle distorsioni di questo sistema disciplinare si rintracciano elementi di responsabilità".