Politica

Elezioni regionali, il Pd rinuncia alle primarie

A confermare la ricandidatura di Rossi saranno i 500 delegati dell'assemblea regionale. Il partito allarga invece le consultazioni sul programma

"Se nel Pd riterranno di fare le primarie per le elezioni regionali, io le farò e darò la mia disponibilità". E' questo il commento a caldo arrivato dal governatore della Toscana, Enrico Rossi, dopo la notizia che il suo partito ha deciso di puntare sulla sua ricandidatura senza passare attraverso la consultazione popolare. Un'inedito nel percorso politico del Partito Democratico, non tanto per quanto riguarda la conferma di Rossi, quanto piuttosto per la composizione della lista elettorale dei candidati al consiglio regionale. A differenza di quanto accaduto per il parlamento nel 2013, dunque, non saranno i cittadini a decidere chi saranno i futuri inquilini di Palazzo Panchiatichi, ma l'assemblea regionale.

La stessa che si riunirà il 12 e il 13 dicembre prossimo e stabilirà ufficialmente se Enrico Rossi sarà il candidato presidente unitario del Pd o meno. Dei 500 delegati aventi diritto al voto, almeno 300 dovranno esprimersi in favore della riconferma di Rossi, solo così le primarie verranno evitate.

Altro compito dell'assemblea del Pd toscano sarà invece quello di ragionare sul programma di governo da presentare agli elettori e su questo punto si riapriranno le consultazioni con i cittadini. Oltre agli 850 segretari di circolo verranno infatti raccolte le idee e le proposte arrivate dai 400 mila partecipanti alle primarie dello scorso dicembre. Il risultato sarà una piattaforma programmatica attorno alla quale costruire anche le alleanze. Che non ricalcheranno quelle nazionali, probabilmente, visto che il segretario del Pd toscano, Dario Parrini, ha sottolineato che "a Roma il patto del Nazareno è limitato alle riforme istituzionali. Qui in Toscana su questo abbiamo già risolto brillantemente con la nuova legge elettorale", quindi niente alleanze traversali.