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Domiciliari impossibili per il presunto jihadista

Manca il braccialetto elettronico e la scarcerazione di Jalal El Hanaoui dal carcere pratese non è ancora possibile. Avvocati sul piede di guerra

Il 26enne marocchino sotto processo per istigazione dalla jihad su facebook dovrebbe essere ai domiciliari da quasi un mese ma il suo trasferimento dal carcere ad alta vigilanza della Dogaia a Prato è reso impossibile dall'assenza del braccialetto elettronico. 

I suoi avvocati, ora, affilano le armi: "E' un fatto - scrivono i legali - assolutamente inconcepibile e non giustificabile. A quasi un mese dal momento in cui la Corte di Assise di Pisa, modificando la misura cautelare già in atto, ha disposto gli arresti domiciliari con l'applicazione di strumenti elettronici di controllo, il bradipo statuale non è ancora riuscito a dare attuazione a una decisione di una sua essenziale articolazione. E' indispensabile che sia spiegato perché le decisioni giurisdizionali, una volta assunte, siano destinate a restare lettera morta a tempo indefinito e, soprattutto, i motivi per i quali gli strumenti elettronici di controllo siamo merce rara, non reperibile immediatamente, come civiltà imporrebbe". 

Secondo i legali la stessa situazione accomuna El Hanoui a "quella nutrita schiera di persone, in gran parte in attesa di processo o con processo in corso, che, presunte innocenti, sono costrette a una forzata permanenza nelle patrie galere in attesa di un intervento del fato".