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Ferite croniche, verso il primato mondiale per diagnosi e cura

Il progetto di ricerca Wound ha portato gli studiosi toscani ad aprire nuove frontiere di trattamento per chi è afflitto da questa problematica

Il gruppo di ricerca del progetto Wound

Nuove frontiere diagnostiche e nuove tecnologie terapeutiche, in una prospettiva di primato mondiale conquistato da studiosi toscani per individuazione e cura delle ferite croniche: avviene grazie al progetto Wound, condotto in collaborazione tra la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Inail, Auxilium Vitae e Università di Pisa e che potrebbe cambiare in modo radicale la diagnosi, la gestione e la terapia di questo tipo di problematica.

Il progetto di ricerca punta a sviluppare nuove tecnologie per accelerare la guarigione delle ferite croniche, problema che affligge un elevato numero di persone e che comporta costi notevoli a carico del sistema sanitario (un miliardo di euro all’anno, solo in Italia). Supportato tecnicamente da Inail, vede coinvolti Emanuele Gruppioni, Direttore Area ricerca del Centro Protesi, e Elisa Taglione, Direttore sanitario del Centro di riabilitazione motoria di Volterra.

“Grazie ai risultati promettenti ottenuti fino a questo momento, e alla collaborazione con centri clinici di prim’ordine - dichiarano in una nota Leonardo Ricotti e Andrea Cafarelli, rispettivamente docente e ricercatore del Regenerative Technologies Lab della Scuola Superiore Sant’Anna, a capo del progetto Wound - abbiamo la possibilità di essere i primi al mondo a proporre sistemi diagnostici quantitativi e nuove tecnologie terapeutiche che abbiano un impatto davvero importante sui pazienti affetti da ferite croniche". 

"Grazie a una proficua collaborazione tra bioingegneri e clinici, confidiamo di ottenere risultati di livello internazionale e di grande impatto sulla salute di tante persone”, annunciano. 

Le ferite croniche: che cosa sono e quante persone colpiscono

Le ferite croniche rappresentano una sfida crescente per la salute pubblica. Le più comuni sono le ulcere da pressione, le ulcere venose, le ulcere diabetiche e le ferite post-chirurgiche complicate. Si stima che in Europa oltre 2 milioni di persone convivano con una ferita cronica, un numero destinato ad aumentare con l'invecchiamento della popolazione e l'aumento delle patologie croniche come il diabete. 

L'impatto sul sistema sanitario è significativo: queste ferite richiedono cure continue, aumentano il rischio di infezioni gravi e allungano i tempi di degenza ospedaliera, generando costi elevati e riducendo la qualità della vita dei pazienti.

Il meeting tecnico, che si è svolto presso l’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna, è stato l’occasione per tracciare i prossimi obiettivi del progetto. Nell’ultimo anno e mezzo infatti, il Regenerative Technologies Lab dell’Istituto di BioRobotica ha sviluppato e testato in laboratorio, con successo, alcune tecnologie quali sistemi di stimolazione ultrasonica ed elettromagnetica, patch intelligenti per terapie innovative, e sistemi di elaborazione dati utilizzabili per una diagnostica avanzata e quantitativa

Nei prossimi mesi, si punterà alla traslazione clinica di alcune di queste tecnologie, grazie al personale del Centro di Riabilitazione Motoria Inail di Volterra, di Auxilium Vitae Volterra e dell’Unità di Dermatologia dell’Università di Pisa.

Il gruppo di ricerca coinvolto nel progetto

Il progetto Wound include professionalità provenienti da contesti medici e di ricerca scientifica: