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La Carta del coraggio e l'impegno di San Rossore

La città eretta per essere smantellata è in costruzione. Dal Parco le richieste dei ragazzi alla società e agli amministratori

Era l'estate del 1938 quando nella tenuta di San Rossore  furono firmate le leggi razziali. Nell'estate del 2014, ad uscire dalla tenuta e dal Parco sarà un altro documento: la Carta del coraggio raccoglierà lo spirito della Route nazionale Agesci. 

Un documento che oggi il vicepresidente del consiglio comunale di Pisa Riccardo Buscemi ha chiesto di avere in dono al comitato organizzativo che ha incontrato a San Rossore. E un documento che, gli hanno risposto gli scout, "più che un dono è un impegno che si rivolge proprio a voi amministratori", a tutti i livelli. Un impegno che è la risposta dell'Agesci alle critiche di questi mesi. 

Perché quella che sta sorgendo nel Parco è una città, ma che ne raccoglie e accoglie tante. "Una città che è provvisoria - spiega Marilina La Forgia, una dei due presidenti del comitato nazionale - che scomparirà così come è nata. I ragazzi torneranno nella propria di città, portandosi dietro la capacità di antropizzare ma senza danneggiare". Perché, spiega l'altro presidente (ogni incarico, tra gli scout, ha due responsabili, una donna e un uomo) Matteo Spadò, "nella progettazione del campo, ogni dettaglio ha avuto la massima attenzione". 

Mentre 30mila scout sono già in cammino verso San Rossore, chi è già qui sta tirando su le ultime costruzioni provvisorie, a partire dalla porta che sarà l'ingresso della città destinata a essere smantellata e tornare in tutta Italia, nei cuori dei ragazzi.