Cronaca

Quella dose letale e il testamento falsificato

Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio per Marzia Corini, accusata dell'omicidio volontario del fratello avvocato

Marco Valerio Corini

Un testamento falsificato e una dose letale di Midazolam sono tra gli elementi cruciali in mano alla procura di La Spezia, per far luce sulla morte dell'avvocato Marco Valerio Corini, avvenuta nel settembre 2015 nella sua villa di Ameglia. L'uomo era malato terminale di tumore, ma sul caso nel 2016 è stato aperto un fascicolo per omicidio. 

Le accuse sono cadute sulla sorella, Marzia  Corini, per 20 anni medico anestesista all'ospedale di Pisa. Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio della donna, accusata di omicidio volontario e furto.

Secondo gli inquirenti la donna avrebbe avuto un movente di natura economica: all'epoca dei fatti l'avvocato era malato terminale di tumore, era benestante, e aveva una fidanzata alla quale avrebbe lasciato buona parte dei suoi averi. Secondo l'accusa, l'anestesista avrebbe falsificato il testamento a suo favore e poi ucciso il fratello somministrandogli una dose letale a base di Midazolam, sostanza che, sempre secondo gli inquirenti, la donna avrebbe sottratto nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Pisa, dove aveva libero accesso per via della sua professione. 

Caduta, invece l'accusa di distruzione del testamento redatto da Marco Corini nel luglio 2015 e che la escludeva dalla successione. Un reato che la procura ha attribuito a Giuliana Feliciani,  ex collega dell'avvocato. Tra i capi d'accusa nei suoi confronti ci sono anche la circonvenzione di incapace e, in concorso con Marzia Corini, di falso in testamento, per aver modificato le ultime volontà dell'avvocato dopo la sua morte. 

Si alleggerisce la posizione dell'infermiere Fabio Gianelli. Caduta l'accusa di concorso nel delitto, l'uomo dovrà rispondere solo di peculato per aver portato a casa dell'avvocato, il giorno della sua morte, una flebo, un gastroprotettore e un catetere prelevati a Pisa.