Cronaca

Scarpe false vendute on line usando gli influencer

Scoperta dalla Finanza una impresa familiare illecita che vendeva i prodotti falsi usando anche influencer sui canali social

Guardia di Finanza in azione, in collaborazione con il personale del nucleo speciale repressioni frodi tecnologiche, nei confronti di quattro persone, residenti a Pisa facenti parte dello stesso nucleo familiare e che, a vario titolo, sono state denunciate per i reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti contraffatti, accusate di vendere on line scarpe di marca false con l'ausilio di influencer che pubblicizzavano i prodotti.

Disposto nei loro confronti anche il sequestro di oltre 330mila euro, ("L’equivalente dei guadagni illeciti degli ultimi due anni", ha spiegato la Finanza ), e l’oscuramento di 5 profili social utilizzati per commercializzare i prodotti falsi e attirare i clienti.

La attività era operativa da oltre due anni. "Gli indagati si erano organizzati attribuendo compiti e funzioni ad ogni membro della famiglia: il genero era addetto alle pubbliche relazioni e alla propaganda sui principali social network, come Facebook, Instagram e Telegram; la figlia si occupava delle ordinazioni dei prodotti falsi dalla Cina e delle spedizioni in varie regioni d’Italia; la nonna si intestava carte prepagate per l’accredito dei proventi illeciti; il padre si occupava del loro reimpiego per l’acquisto di ulteriori prodotti falsi", ha spiegato sempre la Gdf.

Una vera e propria impresa il cui oggetto esclusivo era soprattutto la vendita di scarpe di lusso contraffatte delle principali case di moda: Balenciaga, Chanel, Givency, Alexander McQueen, Fendi, Dior, Louis Vuitton, Versace, Nike e Gucci.

L’attività prevedeva anche la collaborazione di 15 giovani influencer, che pubblicizzavano i prodotti sui loro canali e che sono stati segnalati. 

Le indagini delle Fiamme Gialle, svolte attraverso l’analisi del web, la ricostruzione dei flussi finanziari e il monitoraggio delle spedizioni hanno consentito di ricostruire un giro di affari che, in due anni, è stato quantificato in circa 400mila euro, con l’identificazione di oltre 2.500 clienti, che ricevevano la merce direttamente nelle loro case.