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Poste, dopo lo stop del Tar riparte la trattativa

Il governatore Rossi è pronto a mettere a gara i servizi postali se l'azienda si rifiuterà di discutere con gli enti locali le chiusure degli uffici

Dopo la decisione arrivata ieri da parte del Tribunale amministrativo regionale di sospendere la chiusura di 56 uffici periferici fino a data da destinarsi e di altri 3 fino al 23 settembre, oggi è il giorno dell'esultanza da parte di tutti gli amministratori locali coinvolti in questa partita.

A cominciare dai vertici di Anci e Uncem, le associazioni che hanno promosso il ricorso al Tar contro la decisione di Poste di chiudere 59 uffici in Toscana. 

"Per il momento - ha sottolineato l'associazione dei comuni - la giustizia amministrativa sembra sensibile alle istanze dei cittadini, e non considera scontate le decisioni assunte da Poste". “Una vittoria dei territori in particolar modo quelli montani rurali e disagiati, delle comunità, della democrazia – ha aggiunto il presidente di Uncem Toscana, Oreste Giurlani – a dimostrazione del fatto che non è giusto prendere decisioni scaricando sulle spalle dei cittadini tutto il peso delle conseguenze di tali scelte".

Un coro cui fa eco la richiesta del numero uno del Pd in Consiglio regionale, Leonardo Marras. "Poste fermi definitivamente il piano dei tagli - ha detto l'ex presidente della provincia di Grosseto - e insieme a Regione e Comuni si ricerchino soluzioni innovative che garantiscano la permanenza dei servizi nei piccoli centri".

Una richiesta che a questo punto è più che altro una necessità, ribadita per altro dallo stesso presidente della Regione, Enrico Rossi, che ha combattuto questa battaglia in prima linea. "Non abbiamo mai detto di essere contrari a una razionalizzazione - ha detto Rossi - ma Poste deve sedersi a un tavolo col governo e gli enti locali e concordare aperture e chiusure insieme. Tutto questo però con gli uffici postali aperti".

"Se così non sarà - ha detto il presidente - potremmo  riprenderci i servizi che abbiamo appaltato a Poste e rimetterli a gara". Una minaccia? No. Un chiaro messaggio però si.