Il caso degli immigrati che ogni giorno venivano trasferiti da Prato al Chianti per massacranti turni di lavoro sottopagato e spesso accompagnato da botte e minacce ha scoperchiato vaso di Pandora sui cui ora gli inquirenti sono determinati a fare piena luce.
Molte le perquisizioni che sono state eseguite tra Prato e il Chianti fiorentino. Perquisiti uffici e case dei titolari delle aziende coinvolte anche se questi, per il momento, non risultano indagati.
Quello che, anche attraverso i documenti contabili e amministrativi prelevati, gli inquirenti cercano di ricostruire è il rapporto tra le aziende vitivinicole e i due coniugi pakistani a cui faceva capo l'organizzazione che gestiva i lavoratori sfruttati. Quando sono arrivati gli investigatori, i titolari delle aziende hanno contattato subito i loro avvocati.
Altri accertamenti, da quanto emerso, serviranno a capire se i lavoratori sfruttati siano stati indirizzati anche a piccole fattorie dell'indotto di aziende vitivinicole più grandi.