Cronaca

Il buco nero degli scarti tessili

Stroncata un'organizzazione che faceva sparire i rifiuti di una ditta tessile cinese per evitare il pagamento delle tasse di smaltimento

Quattro in tutto gli episodi scoperti dal nucleo ambientale della polizia municipale di Prato. Alla fine la denuncia è scattata per il titolare di un pronto moda cinese di San Giorgio a Colonica e per tre nomadi pizzicati a trasportare i rifiuti. 

Ogni volta usavano camion diversi per non dare nell'occhio. L'iter, però, non cambiava mai: i rifiuti erano raccolti nel magazzino degli scarti tessili di produzione della ditta, poi erano caricati sui furgoni con cassone o sui camionicini che di volta in volta erano utilizzati.

Tutto avveniva senza che ci fosse uno straccio di documento a garantire la tracciabilità fiscale e tributaria dell'attività svolta. Il prezzo oscillava sempre intorno ai 2 euro e mezzo a sacco di scarti tessili prelevato. 

Quando la polizia municipale, intervenuta con due pattuglie, ha fermato il vecchio furgone scelto per l'ennesimo trasferimento di rifiuti industriali, a bordo sono stati trovati tre nomadi, uno dei quali minorenne. Gli agenti hanno trovato 39 sacchi neri con dentro ritagli appena prelevati dalla ditta. Tutto coperto con un telo verde nella speranza di nascondere il carico evitando così beghe in caso di controllo. 

Il telo, però, ha potuto ben poco. Sia gli scarti tessili che il camion sono stati sequestrati. Ora il terzetto e il titolare della ditta hanno davanti l'arresto da tre mesi a un anno oppure l'ammenda da 2.600 a 26mila euro. Per il cinese scatteranno ora anche pesanti sanzioni pecuniarie per aver violato le norme a tutela dell'ambiente. 

Ora le indagini proseguono per capire dove venissero depositati i rifiuti dopo il prelievo dall'azienda.