Cronaca

Al lavoro come schiavi, incubo a Chinatown

Ventuno lavoratori cinesi dovevano sostenere sedici ore filate di lavoro imposte da un imprenditore loro connazionale e dalla convivente

E' stato applicato per la prima volta a Prato l’articolo 603 bis del codice penale, che prevede l’arresto per il datore che sfrutta i lavoratori approfittando del loro stato di bisogno. Destinatario della misura è un imprenditore cinese di 38 anni, titolare di una confezione di abiti in via Pistoiese, piena Chinatown pratese. Per lui sono scattate le manette con l'accusa di aver sfruttato ventuno suoi connazionali, molti senza permesso di soggiorno. Per la convivente dell'uomo è scattato invece il divieto di dimora nella città laniera. 

Le indagini nella fabbrica sono iniziate tre mesi fa dopo un controllo del dipartimento di prevenzione della Asl. All'interno, grazie a una donna che vive nelle vicinanze dello stabilimento, sono state piazzate anche delle telecamere per riprendere le condizioni in cui i lavoratori erano costretti a vivere. Per questo la donna sarebbe stata anche minacciata. 

Dalle immagini registrate risulterebbe che i ventuno cinesi lavoravano fino a sedici ore al giorno con tre pause di dieci minuti l'una al massimo. Stando a quanto spiegato dai carabinieri, poi, i lavoratori erano costretti a lavorare in "situazioni di sicurezza precarie e in condizioni alloggiative degradanti".