La sentenza risale al 14 aprile scorso. Riina era accusato di essere ol mandante della strage in cui morirono 16 persone e 260 rimasero ferite.
La tesi del pm Angela Pietroiusti si basa sul fatto che Salvatore Riina era capo indiscusso di
Cosa Nostra e quindi Pippo Calò non avrebbe potuto eseguire la strage del Rapido
904 senza avere la sua autorizzazione. Senza contare che l'esplosivo che fu utilizzato proveniva dall'arsenale di uno dei mandamenti controllati da Cosa nostra.
Totò Riina era l'unico imputato del processo. Per questa strage era già stato condannato all'ergastolo il boss di mafia Pippo Calò insieme ad altre persone.
Nel ricorso il pm Pietroiusti sostiene che la Corte d'assise di Fienze avrebbe fatto in primo grado "un'erronea valutazione del materiale probatorio acquisito nel corso del processo".