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"Medici no-vax non vengano reintegrati nei reparti a rischio"

Ad avanzare la richiesta è il sindacato Anaao dopo che il governo Meloni ha cancellato l'obbligo per i sanitari di vaccinarsi contro il Covid

foto di repertorio

Da oggi i sanitari che a suo tempo non si sono vaccinati contro il Covid (circa 4.000 medici e 10mila infermieri in tutta Italia) possono essere reintegrati nelle strutture sanitarie e ospedaliere da cui erano stati allontanati. Lo ha stabilito il governo Meloni con un decreto legge approvato venerdì. 

Nel caso di sanitari che lavorano nel Servizio sanitario nazionale, gli Ordini professionali hanno iniziato ieri a inviare alle Asl e agli ospedali le lettere di revoca della sospensione dall'attività sanitaria dei loro iscritti no-vax. Non si tratta di grandi numeri: in Toscana stiamo parlando di circa 400 professionisti fra medici, infermieri e operatori socio-sanitari. Ma la decadenza dell'obbligo vaccinale, giustificata dal ministro della salute Schillaci con la necessità di tamponare la carenza di personale nelle strutture pubbliche, ha sollevato molte perplessità e proteste: secondo le organizzazioni sindacali, il reintegro di poche migliaia di sanitari no-vax non risolve affatto il problema degli organici insufficienti, per non parlare dei rischi connessi ad avvicinare a pazienti vulnerabili operatori non vaccinati contro un virus come il Covid.

Il sindacato dei medici ospedalieri Anaao ha quindi invitato le Asl e le direzioni ospedaliere a "non reintegrare medici e sanitari no-vax nei reparti più a rischio per la presenza di pazienti particolarmente fragili, a partire dalle terapie intensive e dalle oncologie".

"Questo provvedimenti del governo ci lasciano perplessi soprattutto per il deficit comunicativo da parte del governo - ha spiegato il segretario nazionale dell'Anaao Assomed, Pierino Di Silverio - Fino a ieri i no-vax, come da tutti convenuto, non dovevano assolutamente essere presenti in ospedale, mentre da oggi in poi tutto torna alla precedente mornalità. Ma così si lascia spazio a contenziosi e ancora una volta si crea confusione comunicativa che fa male soprattutto ai cittadini e a tutto il sistema sanitario".

"Quindi il minimo è che questi medici e sanitari non vaccinati e reintegrati non vengano assegnati a reparti a rischio - prosegue Di Silverio - Questo decreto, fatto senza il coinvolgimento delle parti sociali, non risolve assolutamente il problema della carenza di medici che richiede piuttosto interventi strutturali che finora sono mancati. Attendiamo di essere ricevuti al più presto dal ministro perchè, senza un confronto con le parti sociali, è difficile avviare un percorso di ricostruzione post-pandemia del Servizio Sanitario Nazionale".