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"Disastro Moby, c'era una terza nave"

E' stata presentata la relazione conclusiva della commissione parlamentare d'inchiesta sulla tragedia nel mare di Livorno con 140 vittime

Quel che restava del traghetto Moby Prince

Visibilità buona. Mare calmo. E tuttavia - alle 22,03 del 10 Aprile 1991 - ecco l'esplosione nella rada del porto Livorno e le 140 vittime della tragedia che lega il suo nome alla nave Moby Prince. Perché? Perché ci sarebbe stata una terza nave, secondo quanto ricostruito dalla commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da Andrea Romano.

La relazione conclusiva dei lavori della commissione è stata approvata all'unanimità stamani alla Camera dei deputati, poi presentata sempre a Montecitorio con una conferenza stampa trasmessa in diretta streaming.

La collisione fra la Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo, insomma, non sarebbe stata riconducibile a condizioni meteomarine, avarie o imperizie. Sullo specchio d'acqua sarebbe invece improvvisamente comparsa un'altra nave, non identificata al momento, che avrebbe costretto il traghetto a una virata brusca determinando il disastro. 

Non solo: i commissari non escludono neppure la presenza di altre imbarcazioni, tra cui le bettoline citate dal comandante dell'Agip Abruzzo nel lanciare il suo Sos.

Ma nella sequenza dei fatti la commissione d'inchiesta ha acquisito un dato: l'esplosione si produsse dopo la collisione, e alcuni reperti rinvenuti a bordo sarebbero stati contaminati. Su quest'ultimo aspetto le risposte non ci sono, spiega Romano, e la questione potrà plausibilmente essere materia di approfondimento per un nuovo organismo ispettivo del parlamento.

Le vittime, i superstiti

Il traghetto Moby Prince quella sera di primavera era diretto ad Olbia. Nel disastro, che si annovera come il più grave della marineria italiana, persero la vita 140 delle 141 persone a bordo fra 65 membri dell’equipaggio e 76 passeggeri. Si salvò solo il mozzo Alessio Bertrand. 

A bordo della petroliera Agip Abruzzo si trovavano in quel momento 30 persone dell'equipaggio che non riportarono danni fisici.

Due commissioni parlamentari d'inchiesta

La commissione parlamentare d'inchiesta che ha concluso oggi i suoi lavori è la seconda che ha investigato i fatti che determinarono l'originarsi della tragedia: la prima aveva operato in Senato esaurendo il suo operato con lo scadere di quella legislatura, nel 2018. 

Quella attuale pone fine ai suoi approfondimenti per lo stesso motivo, ovvero l'avvicinarsi del voto. Il suo presidente consegna gli esiti del lavoro a chi verrà, lasciando aperti alcuni quesiti ancora irrisolti e indicando così la strada per una terza sessione ispettiva con la prossima legislatura.