La legge regionale sul fine vita, adottata dal Consiglio della Toscana a Febbraio scorso, non è illegittima nella sua interezza, anche se alcune disposizioni violano competenze che sono dello Stato. Lo ha stabilito la Corte costituzionale, che era stata interpellata dal Governo.
La Consulta, infatti, ha ritenuto che nel suo complesso la legge regionale sia riconducibile all'esercizio della potestà legislativa concorrente in materia di tutela della salute e persegua la finalità di "dettare norme a carattere meramente organizzativo e procedurale, al fine di disciplinare in modo uniforme l'assistenza da parte del servizio sanitario regionale alle persone che chiedano di essere aiutate a morire". Per i giudici, però, alcune disposizioni hanno illegittimamente invaso sfere di competenza riservate alla legislazione statale.
"Esprimo soddisfazione per la pronuncia della Corte costituzionale - ha commentato il presidente della Toscana Eugenio Giani - che, nella caratteristiche di generalità rispetto al potere legislativo espresso dalla Regione, ci riconosce la legittimità e i contenuti sulla materia su cui si è registrata l'assoluta assenza dello Stato quando con sentenza 242/2019 la stessa Corte aveva invitato, a provvedere, il legislatore statale. La Toscana è stata la prima, mentre il Governo chiedeva d'abrogare la nostra legge".
"Questa sentenza smentisce chi come la destra, in questi mesi, ha sostenuto che la Toscana avesse sbagliato o forzato la Costituzione - ha aggiunto Antonio Mazzeo, vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana e presidente dell’Assemblea legislativa nella scorsa legislatura, quando la legge fu approvata - la Corte dice chiaramente che la Regione non ha agito fuori dal perimetro delle proprie competenze e che l’intervento sul piano organizzativo era legittimo. Come abbiamo sempre detto, recepiremo le indicazioni della Corte, valutando le eventuali modifiche che possono migliorare la norma. Lo faremo con serietà e rispetto istituzionale, senza arretrare sul principio che ci ha guidato: rendere concreti diritti già riconosciuti".