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In Toscana ok alla semina di 60mila ettari di grano in più

Lo ha deciso il governo per sopperire alla mancanza di approvvigionamento di grano dall'Ucraina in guerra. Il decreto ministeriale

In Toscana si potranno seminare 60mila ettari di colture cerealicole in più, in deroga temporanea ai regolamenti comunitari sulla Politica agricola comune. L'obiettivo è cruciale: sopperire alla mancanza di approvvigionamenti di cereali generata dalla guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina, uno dei principali Paesi produttori ed esportatori che attualmente ha circa 22 milioni di tonnellate di grano bloccato nei porti. La deroga è stata autorizzata dal ministro per l'agricoltura Patuanelli attraverso un decreto. 

Gli ettari di colture riammessi alla filiera produttiva a livello nazionale sono 200mila. Alla Toscana ne sono appunto toccati 60mila, distribuiti su tutto il territorio regionale: 16mila ettari in provincia di Grosseto, 15mila in quella di Siena, ottomila in quella di Firenze, settemila nel pisano, 2.700 ettari nel livornese, oltre mille in provincia di Lucca.

"Lo sblocco di 60mila ettari di terreni nella nostra regione, che potenzialmente potrebbero garantire 1,5 milioni di quintali di cereali in più, è un primo passo importante verso la riduzione della nostra dipendenza dall'estero dei cereali - ha commentato il presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi - La deroga temporanea alla Pac, da noi richiesta e sostenuta, dovrà essere estesa anche alla prossima annata agricola per sviluppare appieno il suo potenziale consentendo alle imprese agricole di programmare tutte quelle coltura autunno-invernali come il grano duro. La deroga è arrivata nel solo mese di Aprile quando le semine del grano erano già state effettuate. In Toscana c'è disponibilità di terreni".

"Il decreto ministeriale è un primissimo passo ma non basta - ha dichiarato il presidente di Cinfagricoltura Toscana, Marco Neri - La fame di grano va affrontata in modo strutturale. Spesso i terreni autorizzati alla semina dal governo non vengono coltivati perchè poco fertili o limitati in aree residuali dei propri appezzamenti. Apprezziamo da un lato l'iniziativa del governo ma, dopo il problema della siccità, il rincaro delle materie prime, l'aumento del costo del carburante e la guerra in Ucraina, servono interventi più strategici che risolvano la stessa sostenibilità dell'impresa agricola".