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Rifiuti sepolti nell'ex cava di Paternò

Le ruspe hanno cominciato a scavare dopo l'indagine aperta dalla procura su un traffico illecito di rifiuti. Forze anche quelli delle concerie

Un decreto di ispezione firmato dal sostituto procuratore Luigi Bocciolini, titolare di un'inchiesta aperta nel febbraio scorso, ha dato il via libera agli scavi nella ex cava di Paterno, nel comune di Vaglia. Obiettivo degli uomini del corpo forestale delle Stato, coadiuvati dai tecnici dell'Arpat, una verifica sulla natura dei rifiuti stoccati nell'ex capannone della cava,un'area di quasi 3 ettari. 

Quando la ruspa ha mosso la prima terra nella zona si è sparso un odore terribile che ha costretto tutte le persone presenti a indossare le mascherine di protezione.
Nella ex cava, usata come stoccaggio di rifiuti da almeno 10 anni vi sarebbero oltre 1.200 'big bags' di un rifiuto denominato 'polverino 500 mesh' (sabbie finissime, con concentrazioni elevatissime di metalli pesanti come piombo, rame, nichel e cromo), rivenduto illecitamente dopo essere stato trattato da un impianto a Massa Carrara.
Il sospetto è che possano essere stati stoccati abusivamente anche altri rifiuti speciali, in particolare quelli provenienti dalle concerie.

I residenti, che hanno abbracciato gli operatori della Forestale e dell'Arpat al momento del loro arrivo parlano di "Un'altra terra dei fuochi".

L'inchiesta, che risale allo scorso febbraio, portò all'iscrizione di 11 persone nel registro degli indagati con le accuse, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti e gestione di discariche abusive. Tra questi anche il titolare della cava e gli affittuari.