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Mafia, in Toscana i resti dell'auto di scorta di Falcone

A 30 anni dalla strage di Capaci, una teca custodisce quel che rimane dell'auto Quarto Savona 15. Flash mob degli studenti contro la violenza mafiosa

La teca con i resti di Quarto Savona 15

Lamiere, ferro bruciato dalla violenza dell'esplosione che trent'anni fa - era il 23 maggio 1992 - non lasciò scampo al magistrato antimafia Giovanni Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro: fu la strage di Capaci, e oggi le lamiere accartocciate della vettura su cui viaggiava la scorta del magistrato, la Quarto Savona 15, sono custodite in una teca esposta in questi giorni in Toscana.

Si trova a Scandicci, alle porte di Firenze, la teca testimone di tanta violenza. Il suo contachilometri indica ancora i 100.287 chilometri percorsi dalla Fiat Croma. L'occasione per la tappa toscana è stata l'iniziativa “Scandicci contro tutte le mafie - Dalla parte della legalità - 1992-2022, 30 anni dagli attentati di mafia di Capaci e via d’Amelio” che stamani 24 Novembre ha coinvolto gli studenti sia in un flash mob contro la violenza mafiosa, sia in un convegno per riflettere sull'era dello stragismo mafioso.

I lavori si sono svolti nell’Auditorium del Centro Rogers dopo il flash mob degli studenti dell’istituto Russell Newton. Vi hanno preso parte Tina Montinaro, vedova dell’agente Antonio Montinaro, il procuratore Luca Tescaroli, il consigliere di Cassazione Marco Alma, il comandante reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Firenze tenente colonnello Andrea Pezzillo, il tesponsabile toscano di Libera don Andrea Bigalli, il presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il sindaco Sandro Fallani.