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Quando la manifattura crea il turismo

Secondo un'indagine sui mercati esteri condotta da Klaus Davi, valorizzare i prodotti toscani potrebbe fruttare 10 milioni di turisti ogni anno

La manifattura Italiana, e soprattutto quella toscana deve essere valorizzata al massimo da un sistema di collaborazione tra musei pubblici e imprenditori privati. Questo almeno secondo quanto emerge da una ricerca condotta da Klaus Davi per conto di Confindustria Toscana, che ha messo in evidenza come il cosìddetto turismo del prodotto possa rappresentare nell'immediato futuro una forte attrattiva per i turisti stranieri, soprattutto dai paesi dell'est e del sud est asiatico. Secondo la ricerca nei prossimi 20 anni il turismo dello shopping vedrà arrivare in Italia 10 milioni di visitatori ogni anno.

Per turismo di prodotto si intende la costituzione di musei dedicati alla manifattura locale, come quelli di Ferragamo e di Gucci, già presenti a Firenze, ma che potrebbero essere affiancati da quello dell'olio, piuttosto che dell'oro o dell'artigianato.

Percorsi espositivi dedicati ad un manufatto o a un mestiere, come ci sono in giro per il mondo: dal museo della Coca Cola di Atlanta a quello della Vodka a San Pietroburgo, al Cioccolato di Bruxelles.

Non solo. Un altro percorso importante sarebbe quello di allestire mostre itineranti di privati all'interno di spazi espositivi pubblici. Su questo punto la Francia è maestra, come dimostra il successo di esposizioni come quella di Ferragamo al Luovre o di Cartier al Grand Palais di Parigi. Anche a Firenze qualcosa si è mosso: nel giugno del 2012 Stefano Ricci organizzò una sfilata agli Uffizi in occasione dei 40 anni del suo brand, ma l'iniziativa suscitò numerose polemiche.

In ogni caso, l'idea di un turismo del prodotto, secondo Klaus Davi, "rafforza l'idea che un manufatto toscano non è delocalizzabile", ma anzi che la particolarità di un gioiello, piuttosto che di un vino o di un lavoro artigiana,le, sta proprio nel suo legame col territorio che lo ha generato.