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Niente ristori Covid, i braccianti in piazza

Sono 40mila i lavoratori del comparto in Toscana. Manifestazioni di protesta per i mancati ristori del governo davanti alle prefetture di 4 capoluoghi

Un bracciante al lavoro su un trattore

La totale assenza di ristori per la crisi provocata dall'emergenza Covid è al centro della protesta nazionale dei braccianti agricoli organizzata per sabato 10 Aprile da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil. In Toscana sono in programma sint-in dalle 10 fino a mezzogiorno davanti alle prefetture di Firenze, Arezzo, Grosseto e Siena. Sono più di 40mila i lavoratori interessati in Toscana.

I manifestanti si siederanno pacificamente in strada per dare voce ad una categoria dimenticata dal governo in tutti i decreti emanati da quando è iniziata l'emergenza Covid, compreso l'ultimo, il decreto Sostegni dell'esecutivo Draghi. Manca poi il rinnovo dei contratti provinciali agricoli (Cpl), scaduti più di un anno fa.

Per mesi i lavoratori dipendenti dell'agricoltura hanno continuato a portare materie prime di ogni tipo sulla tavola degli italiani all'ombra della crisi da Covid, ma ora anche loro chiedono di poter vedere la luce in fondo al tunnel.

Ad aggravare la situazione le temperature degli ultimi giorni che non accennano ad alzarsi. Dopo il caldo inatteso che aveva fatto fiorire tutti gli alberi, ora l'ondata di gelo rischia di distruggere tutto. 

Lo dice Coldiretti, stimando coi suoi monitoraggi un danno di circa il 50% della frutta nel centro-nord. A rischio inoltre ortaggi, viti e ulivi.

Si prova in qualsiasi modo a salvare il salvabile: dai fuochi accesi per riscaldare i ciliegi a Padova, all'acqua spruzzata sulle piante per creare un velo anti-gelo in Valtellina.

"Una situazione drammatica per molte imprese agricole - spiega l'organizzazione - che hanno visto perdere in una giornata il lavoro di un intero anno".