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Toscana bersaglio prediletto delle eco-mafie

Secondo il nuovo rapporto di Legambiente e Cobat, è al settimo posto nella classifica delle regioni più colpite dalla criminalità ambientale nel 2014

Davanti alla Toscana nel rapporto di Legambiente troviamo Campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Lazio e Sardegna. 

Grazie a un rallentamento dei traffici legati al racket degli animali e agli incendi boschivi,  le infrazioni rilevate (1.695) sono diminuite ma quelle  legate al racket del cemento  sono aumentate da 330 a 402 e i settori storicamente trainanti dell'ecocriminalità come quello delle archeomafie sono rimasti stabili. Si assottiglia anche il numero delle denunce e dei sequestri mentre quadruplicano gli arresti (da 2 a 8).

Altra nota dolente è rappresentata dal settore rifiuti: 365 reati accertati nel 2014, il 5 per cento del totale nazionale, con 347 persone denunciate, 4 arresti e 105 sequestri. È Firenze la provincia con il numero più alto (56) d’infrazioni, seguita da Prato (55), Lucca (48) e Livorno (45).

“Nonostante il lieve miglioramento, la Toscana non può rallegrarsi - ha dichiarato il presidente Fausto Ferruzza - Siamo sempre nella fascia più appetita dai criminali ecomafiosi, non possiamo quindi permetterci il lusso di abbassare la guardia. Magistratura, forze di polizia, società civile, tutti assieme, dobbiamo fare ciascuno nel proprio ambito la nostra parte. A maggior ragione oggi, che con l’entrata in vigore della Legge sugli ecoreati abbiamo strumenti di contrasto più adeguati allo scopo”.

Durante la presentazione del rapporto, i vertici di Legambiente Toscana hanno sottolineato che la legge n.68 del 22 maggio 2015 ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale.