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Caro prezzi, un toscano su due taglia la spesa

Olio e burro, riso e pasta, latte e farina: lo scontrino lievita e il carrello pesa sulle famiglie per 650 euro in più. Ecco città e alimenti più cari

Si spende di più a Pistoia, ad Arezzo e a Grosseto mentre volano alle stelle specialmente i prezzi di olio di semi e burro, riso e pasta, latte e farina. Così un toscano su due (il 51%) taglia il carrello della spesa per far quadrare i bilanci in cui è dura trovare spazio a un rincaro medio annuo previsto per il 2022 in 650 euro a famiglia.

E' il quadro tracciato da Coldiretti Toscana sulla base dei dati Istat relativi all'inflazione nel mese di Settembre in cui la corsa dei prezzi non accenna a fermarsi. Far la spesa a Settembre è costato il 12,2% in più, un incremento di ben 11,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo di un anno fa. 

La crescita dei prezzi dei generi alimentari inciderà sul portafoglio delle famiglie toscane, che dovranno spendere 650 euro in più per imbandire la tavola durante l’anno a causa dell’impatto dei costi energetici sulla filiera agroalimentare. Pistoia è la provincia che fa segnare l’impennata più elevata (+13,7%) seguita da Arezzo (13,5%), Grosseto (12,9%) e Firenze (12,9%), mentre a Lucca l'inflazione pare aver picchiato di meno (10,4%).

Secondo l’analisi Coldiretti Toscana in cima alla classifica dei rincari con un +60,5% ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che ne è uno dei principali produttori, mentre al secondo posto c’è il burro in crescita del 38,1% e al terzo la margarina (+26,5%). 

Seguono il riso con un +26,4%, spinto anche dal crollo della produzione nazionale a causa della siccità, e il latte a lunga conservazione (+24,5%) davanti a farina (+24,2%) e pasta (+21,6%) mentre nelle campagne il prezzo del grano non copre i costi di produzione degli agricoltori. I vegetali freschi aumentano del 16,7% e la frutta del 7,9% con effetti negativi sui consumi

Secondo un'indagine condotta online da Coldiretti Toscana, a causa dei rincari più di un toscano su due (51%) taglia la spesa nel carrello, mentre un altro 18% di cittadini dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese, mentre un 31% di cittadini non ha modificato le abitudini di spesa. 

A rischio alimentare ci sono soprattutto le fasce più povere costrette a chiedere aiuto per mangiare con i pacchi dono o nelle mense di carità, 5.740 nella sola città di Firenze secondo Caritas ed i minori, 24mila in Toscana quelli di età inferiore ai 15 anni che hanno avuto bisogno di aiuto per nutrirsi. 

A livello produttivo, i rincari colpiscono l’intera filiera agroalimentare e in particolare il settore primario, dove si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma aumenti riguardano anche il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, il 15% il tetrapack, il 35% le etichette, il 45% il cartone, il 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.