In Toscana oltre un giovane su dieci (12%) non studia, non lavora né cerca occupazione. E' il fenomeno Neet per come indagato nell'ambito del progetto Dedalo della Fondazione Gi Group entro un campione di cittadini toscani in fascia d'età 15-34 anni.
Lo studio ha anche individuato una correlazione fra titolo di studio della madre e giovani Neet: "Nelle famiglie della regione - danno conto gli esperti - più alto è il titolo di studio della madre, minore è il rischio per i figli di incorrere in questa condizione. Il tasso di Neet sul totale dei giovani 15-34 anni della regione diminuisce infatti dal 25% quando la madre ha la licenza elementare al 5,9% quando ha un titolo universitario".
La scolarizzazione materna risulta insomma avere funzione protettiva per i figli rispetto alla condizione di vulnerabilità delle nuove generazioni circa la conquista dei traguardi chiave per la vita adulta.
Dati alla mano
Scorrendo i dati dell’analisi, il 12% dei giovani toscani tra i 15 e i 34 anni non studia, non lavora e non è inserito in programmi formativi. Questa condizione riguarda soprattutto la componente femminile, dove la quota raggiunge il 15,2%, circa sei punti percentuali in più rispetto ai maschi, tra i quali si registra un valore del 9,1%.
Inoltre, l’incidenza dei Neet in Toscana varia con l’età, passando dal 4,5% nella fascia 15-19 anni, al 13% tra i 20-24enni, al 15,7% nella fascia 25-29, scendendo lievemente al 14,7% tra i 30-34enni
Nelle famiglie toscane la quota di Neet nella fascia 15-34 anni è del 25% quando la madre ha la licenza elementare, scende al 15,7% quando ha la licenza media, per poi diminuire ulteriormente all’8,2% con il diploma e raggiungere il 5,9% se la madre è laureata o ha un titolo post-universitario.
La parola all'esperta
“Il titolo di studio della madre ha una funzione protettiva rispetto alla condizione di Neet perché contribuisce a ridurre il peso delle norme sociali che ancora oggi attribuiscono alle donne il principale carico di cura e lavoro domestico, favorendo percorsi professionali più stabili", spiega la presidente di Fondazione Gi Group Chiara Violini.
"Crescere in una famiglia in cui la madre ha almeno il diploma - prosegue Violini - significa disporre non solo di maggiori risorse economiche, ma anche di competenze culturali e reti di orientamento che aiutano i figli a compiere con più consapevolezza la transizione dalla scuola al mercato del lavoro".
"Dalla nostra analisi - sottolinea ancora - emergono 5 priorità per sostenere i giovani nel percorso verso il lavoro e la realizzazione personale: rafforzare il sistema duale scuola-lavoro; potenziare l’orientamento sin dalla prima infanzia e introdurre misure di sostegno economico per chi proviene da contesti svantaggiati; valorizzare l’istruzione terziaria e l’apprendimento permanente; attivare percorsi multistakeholder di reinserimento e riattivazione dei giovani; e infine, dotarsi, a livello nazionale e regionale, di strumenti di monitoraggio continuo che, attraverso l’uso di dati, permettano di analizzare in modo più preciso l’evoluzione del fenomeno NEET e seguire il percorso individuale di studio e lavoro delle persone durante la loro intera vita, limitando il rischio di dispersione".