Niente pesca con sistemi da traino lungo le coste della Toscana, ma anche di Liguria, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, quelle che affacciano sul Mar Tirreno. Oltre a quello ordinario di Ottobre, infatti, il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste ha disposto il fermo aggiuntivo di 30 giorni anche a Novembre, per per recuperare lo sforamento dei giorni di pesca autorizzati e scongiurare una chiusura totale fino a fine anno, inizialmente proposta dalla Commissione Europea.
Uno stop che, secondo Confcooperative Fedagripesca, potrebbe costare tra i 25 e i 26 milioni di euro, escluso l'indotto. Secondo i dati dell'organizzazione, la pesca in tutto il Tirreno vale tra i 160 e i 230 milioni di euro l'anno. In questo contesto, la Toscana è il polo principale del Tirreno centro-settentrionale, con il 15% della flotta di strascico e il 22% della tirrenica.
Tra gli obiettivi principali della misura c'è la protezione del nasello, specie considerata dall'Unione Europea in sovrasfruttamento nel bacino tirrenico, tra le più apprezzate con 7 italiani su 8 che lo consumano con regolarità, secondo un sondaggio Fedagripesca.
"Il lungo negoziato con Bruxelles, grazie all'intervento del Ministero, ha evitato misure insostenibili - hanno sottolineato - ma ha imposto nuove rinunce anche alla pesca artigianale e ai palangari. Chiediamo che la Commissione valuti con maggiore attenzione le ricadute economiche e sociali delle proprie decisioni e che il Regolamento del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura venga modificato per includere tutte le domande di demolizione ancora pendenti. Nell'immediato servono strumenti di sostegno economico per le cooperative che gestiscono mercati ittici e servizi agli armatori: due mesi senza reddito non sono sostenibili".