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Saracinesche giù, i numeri delle province toscane

In termini percentuali, negli ultimi 12 anni Pistoia è la peggiore, con quasi un'attività chiusa ogni tre; tra le migliori Pisa, Siena e Prato

Tra 2012 e 2024, la provincia toscana con la maggiore perdita di negozi è stata quella di Pistoia, seguita da quelle di Livorno e Arezzo. Un podio infelice, delineato dall'ultima indagine di Confcommercio, secondo cui in Italia hanno chiuso i battenti quasi 118mila negozi al dettaglio e 23mila attività di commercio ambulante.

Per quanto riguarda la Toscana, come detto, le prime tre sono Pistoia (-29,9%), Livorno (-28,5%) e Arezzo (26,2%). Quindi, Massa-Carrara con -25,8% e Lucca e Grosseto a pari merito con -24,3%. Più positiva la posizione di Firenze, con una perdita del 23,1%, mentre le migliori tre sono Pisa, Siena e Prato, rispettivamente con -22,5%, -21,8% e -15,6%.

"In poco più di dieci anni, in Toscana, ogni capoluogo ha perso in media un'attività commerciale su quattro - ha detto Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana - e la flessione si accentuata dopo il 2019, negli anni della pandemia, quando le fragilità del settore si sono amplificate".

"A risentire maggiormente della crisi - ha aggiunto - sono stati i negozi di abbigliamento, di articoli per la casa, giocattoli, librerie, edicole ferramenta, ma anche i banchi del mercato ambulante e i negozi di alimentari. In generale, crescono soltanto ristorazione e ricettività".