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Diossine oltre il livello di guardia

L'Arpat lancia l'allarme sulla presenza delle sostanze inquinanti nel terreno a sud di Prato. Esclusa la responsabilità del vicino inceneritore

L'area in cui sono stati fatti i campionamenti, lo scorso dicembre, è quella di piazzale Palasaccio. E' qui che, spiega l'Arpat, sono state trovate concentrazioni di diossine superiori al limite previsto per i terreni a uso verde pubblico e residenziale, ma inferiori ai valori limite previsti per i suoli a destinazione industriale tranne che in uno dei sei punti in cui sono stati fatti i rilievi. Insomma, troppe sostanze inquinanti nel terreno. 

I prelievi sono stati fatti a due profondità: a 3 e a 50 centimetri. A quest'ultima profondità, tra l'altro, per l'Arpat è molto probabile che la presenza delle sostanze inquinanti dipenda dall'avvenuta movimentazione del terreno. Le diossine, spiega la stessa agenzia, hanno un'alta affinità con il suolo in quanto si legano alla frazione organica e non migrano in profondità nel terreno. La loro formazione deriva generalmente da processi industriali, o di combustione, talvolta anche naturali. 

Al momento, l'Arpat esclude che responsabile della presenza delle sostanze inquinanti sia il vicino inceneritore di Baciacavallo. Un'ipotesi definita nella nota dell'agenzia "non verosimile, in quanto un'emissione da un camino dovrebbe dare origine a una ricaduta dei contaminanti sul suolo diffusa e non puntuale come quella verificata in piazzale Palasaccio. Inoltre tale zona, posta a una distanza di circa 700 metri a Sud ovest rispetto all'inceneritore, risulta interessata dalle ricadute dell'inceneritore in modo marginale". 

Conclusione: “Ad oggi, con i risultati analitici ottenuti e in base alle caratteristiche della zona, non è possibile individuare la sorgente che ha dato origine alla contaminazione”, spiega ancora l'Arpat. Sta di fatto che le diossine ci sono e superano i limiti. "Non si può escludere che la contaminazione riscontrata sia dovuta a riporti di terreno, a pratiche di abbruciamenti sul suolo di materiali di risulta del cantiere edile per l’urbanizzazione, alla conduzione di un ex carbonizzo della zona oppure ad esondazioni della Gora del Palasaccio".

A questo punto si pone la necessità di ulteriori accertamenti per i quali l'Arpat si è resa disponibile. Della situazione è stata informata anche la Asl.