Cronaca

Permessi di soggiorno 'facili', 7 arresti e 210 indagati

Si chiama "Easy Permit" l'operazione scattata dalle prime luci dell'alba e che ha visto impegnati oltre 400 militari della Guardia di finanza

Una fase dell'operazione Easy Permit

Sono numeri davvero consistenti quelli messi insieme dalla Guardia di Finanza con l'operazione Easy Permit, permessi facili: o arresti ai domiciliari, un obbligo di dimora, 142 perquisizioni locali e personali, 210 persone indagate e 7,6 milioni di evasione contributiva contestati.

L'azione è scattata con l’ausilio di unità operative della polizia municipale, dell’Inps e della Asl di Prato.

I reati contestati - a vario titolo - sono quelli di falsità ideologica per induzione, commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, favoreggiamento ai fini di profitto della permanenza nel territorio dello Stato di stranieri privi di titolo nonché di contraffazione, alterazione o utilizzo di documenti al fine del rilascio di un permesso di soggiorno.

L'obiettivo dell'organizzazione era infatti proprio quello di assicurare la permanenza indebita in Italia di cittadini di origine cinese. Gli investigatori hanno impiegato anche strumenti tecnici e audiovisivi. Il meccanismo era quello delle ditte apri e chiudi, aziende per lo più individuali e quindi soggette a maggior nati-mortalità in cui venivano impiegati prestanome con l'ausilio di 7 studi professionali finiti al centro dell'inchiesta. 

In questo modo l'effettiva titolarità dell'impresa rimaneva nascosta, mettendo al riparo gli imprenditori reali dalle responsabilità di eventuale rilievo penale, amministrativo o fiscale, in particolare per quanto concerne illeciti legati all’evasione fiscale e contributiva, all’approvvigionamento irregolare di materie prime, alla contraffazione, allo sfruttamento del lavoro ed al riciclaggio dei proventi illeciti.

Tutto era iniziato da un controllo effettuato dalla polizia municipale a Prato che aveva rivelato la totale inesistenza, presso la sede dichiarata in area Macrolotto, di una ditta di confezioni intestata a soggetti di origine cinese. E questo sebbene la stessa risultasse avere formalmente alle dipendenze numerosi operai, per ciascuno dei quali era stata aperta una posizione all’Inps.

Le successive investigazioni, affidate alle Fiamme Gialle, hanno consentito di far emergere un vasto sistema di illegalità. I professionisti coinvolti producevano falsa documentazione con cui attestavano per i prestanome redditi di lavoro autonomo, mentre dall'altro lato comprovavano inesistenti rapporti di lavoro subordinato per gli effettivi imprenditori che rimanevano così occultati nel loro ruolo reale.

Addirittura in alcuni casi, per attestare ulteriori fittizie assunzioni di lavoratori cinesi, venivano costituite ditte fantasma, di fatto inesistenti e prive di qualsiasi operatività. Ea proprio il caso di quella originariamente individuata dalla polizia municipale.

In totale sono 210 le persone indagate (193 di origine cinese e 17 italiani): 10 sono titolari/soci e 19 dipendenti di studi professionali mentre 181 sono gli individui di nazionalità cinese che hanno indebitamente fruito del rinnovo del permesso di soggiorno (52 imprenditori occulti, 46 prestanome ed 83 lavoratori fittiziamente assunti da ditte fantasma). L'Inps di Prato ha contestato circa 7,6 milioni di evasione contributiva.