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Sensazionale scoperta a Poggio Renzo

La Valdichiana continua a restituire tesori inestimabili, questa volta a riaffiorare dai territori di Chiusi, una sepoltura etrusca del V secolo a.c.

Tomba Etrusca risalente al V secolo a.c.

Una tomba etrusca risalente al V secolo a.c. è stata ritrovata nella collina di Poggio Renzo posta a circa 1,5 Km a nord-est dall'abitato di Chiusi e che fa parte di una serie di modeste alture costituite da sabbie e conglomerati pleistocenici. In questa località nacque una delle più importanti necropoli urbane dalla prima età del Ferro fino ad epoca romana.

Già dall’800 questa zona cominciò a restituire preziosi appartenuti alla civiltà etrusca, a metà dell'800, infatti, la necropoli di Poggio Renzo venne intensamente esplorata da Alessandro François, cui si deve il rinvenimento di alcuni ipogei dipinti di età tardo arcaica, tra cui la celebre Tomba della Scimmia. Sul finire degli anni venti del XIX secolo Doro Levi rinvenne numerose tombe tra cui quella dipinta del Leone e aprì poco dopo la vicina Tomba della Pellegrina. Da questa data sono continuati a venire alla luce resti di tombe etrusche e tracce di strutture archeologiche; nel  1995, pochi metri a S della Tomba della Scimmia, venne alla luce una tomba a camera con cinque nicchiotti nel dromos, già depredata.

Fino ad arrivare ad oggi, febbraio 2016, quando il Gruppo Archeologico Città di Chiusi, fa scattare una ricognizione aerea per portare a termine una serie di accertamenti, accertamenti che hanno consentito di segnale alla Soprintendenza e ai locali carabinieri una cavità profonda e circolare che si apriva nel terreno.

Sopralluoghi sul posto e riunioni con il Comune di Chiusi e il Gruppo Archeologico hanno consentito di organizzare una squadra di intervento per procedere con una prima ripulitura della cavità e lo scorso 21 febbraio la certezza che si trattasse di una sepoltura etrusca, riempita parzialmente di terreno e con alcune porzioni di una delle camere franate in tempi non recenti.

La dottoressa Maria Angela Turchetti, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, nella presentazione dei lavori ha dichiarato che molto probabilmente chi ha scavato il pozzo circolare abbia intercettato il dromos, cioè il corridoio di accesso della tomba a camera, corridoio che sembrerebbe ancora tutto da indagare e non oggetto di scavi clandestini.

Dalle prime rilevazione è possibile affermare che si tratta di tomba a camera, verosimilmente con due ambienti separati da un atrio centrale, con traccia di pittura rossa a incorniciare per lo meno la porta di accesso ad una delle celle laterali. Tipologia e caratteri costruttivi consentono di affermare che si tratta di una sepoltura databile quasi sicuramente agli inizi del V secolo a.C. quando Chiusi è interessata, a partire dall’epoca di Porsenna, dal fenomeno delle tombe a camera dipinte, analogamente a quanto meglio documentato per alcuni centri dell’Etruria meridionale.

Per Chiusi è sicuramente un ritrovamento importante perché può continuare a scommettere sulla storia e sulla cultura degli Etruschi. La sepoltura etrusca è un ritrovamento che fa crescere la nostra comunità perché Chiusi ha un patrimonio incredibile da poter mostrare e questo nuovo ritrovamento si aggiungerà, appena possibile, all’offerta turistica del territorio – dice il vicesindaco Juri Bettollini – In questo momento abbiamo bisogno di tutti gli Enti sovracomunali per tornare ad essere la capitale degli Etruschi, nel prossimo futuro vorremmo pensare ad acquisire pubblicamente le proprietà dove si pensa che siano individuate la maggior parte delle tombe etrusche e lanciare una grande campagna di scavo che possa portare alla luce l’originaria necropoli”.

Come ha anche dichiarato il primo cittadino, il rinvenimento è di notevole interesse perché consente di tornare ad indagare su una delle necropoli più importanti di Chiusi. Nessuna delle planimetrie ad oggi note dell’area riporta la segnalazione della tomba, che pur ammettendo possa essere stata visitata in antico, non corrisponde nella ubicazione e nella descrizione ad alcuna delle emergenze archeologiche note.

Adesso, a tutti i soggetti coinvolti spetta il compito più complesso, ovvero quello di ricerche d’archivio per rintracciare eventuali antiche segnalazioni della sepoltura, un lungo lavoro di indagine archeologica per definire nel dettaglio tutti gli aspetti del rinvenimento, il presidio e la protezione della struttura, il suo restauro e forse anche la valorizzazione in un percorso di visita, a fianco delle altre camere ipogee già aperte al pubblico.

Alla conferenza di presentazione degli scavi sono intervenuti il dottor Andrea Pessina, Soprintendenza Archeologica della Toscana, dottoressa Maria Angela Turchetti Funzionario di zona e direttore del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, il primo cittadino Juri Bettollini e tutta la giunta amministrativa, il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, Marco Ciarini per il Gruppo Archeologico Citta di Chiusi, il vescovo della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza e i carabinieri, vigili del fuoco e guardia di finanza.