Cronaca

Vittime dell'infermiera, Codacons annuncia esposto

Per Codacons e Cittadinanzattiva due anni sono stati troppi per individuare l'anello debole del reparto in cui sono state uccise 13 persone

Foto di repertorio

La magistratura chiarirà i dettagli di questa vicenda e spiegherà come sia stato possibile che per due anni l’infermiera abbia potuto agire senza che nessuno si sia accorto di nulla. Da gennaio 2014 a settembre 2015, si contano 13 morti sospette nel reparto di Rianimazione e Anestesia dell’ospedale di Piombino. Decessi che hanno fatto crescere la percentuale di mortalità dell’Unità e insospettire il sistema.

Come ha evidenziato l'assessore regionale alla Sanità Stefania Saccardi sono due le segnalazioni che hanno avviato il procedimento, una dall’Usl di Livorno e una dal Dipartimento della Gestione del rischio dopo il riscontro di anomalie nei decessi all’Utic.

Una volta allertata la Procura a giugno 2015 sono iniziate le indagini che hanno portato a individuare l’infermiera come autrice degli omicidi. Dal controllo delle turnazioni del personale è emerso che era ricorrente a margine di ogni decesso la presenza di Fausta Bonino. Per di più, dopo il suo trasferimento nel poliambulatorio ad ottobre 2015 i decessi anomali sono cessati e la percentuale di mortalità ridotta dal 20 al 12 per cento.

A domandarsi come tutto questo sia stato possibile è il Codacons che annuncia un esposto in Procura. La stessa domanda se la pone il coordinamento nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. Preoccupa, infatti, che il disagio psichico di questa persona sia potuto sfuggire alla struttura sanitaria per cui lavorava.

La donna è accusata di omicidio continuato aggravato dalla crudeltà, dalle circostanze delle vittime e dalla violazione dei poteri. L'infermiera era entrata da alcuni anni in depressione e non viene esclude l'uso di alcol e di psicofarmaci.