Cronaca

Nessun altro indagato per le morti in rianimazione

L'Azienda ha esternato la volontà di incontrare i familiari delle vittime per chiarimenti. Chiesero accertamenti anche al centro di Careggi

Il giorno dopo la notizia dell'arresto dell'infermiera accusata di aver ucciso 13 pazienti somministrando elevate dosi di anticoagulante, la direzione dell'Azienda Usl Toscana Nord Ovest comunica di aver contattato telefonicamente tutte le famiglie dei pazienti deceduti nel reparto di Rianimazione dell'ospedale di Piombino riconducibili all'indagine in corso. 

Le famiglie, inoltre, riceveranno anche una lettera a firma del direttore dell'ospedale in cui si offre la disponibilità per un incontro volto a garantire trasparenza e collaborazione. I medici del reparto di Rianimazione di Villamarina non si spiegavano le ragioni di alcuni decessi e per quattro casi  hanno contattato il laboratorio di malattie atero-trombotiche dell'ospedale di Careggi a Firenze e dalle analisi di secondo livello hanno individuato la presenza di anticoagulanti.

Nel frattempo si succedono le ricostruzioni dei familiari che dopo lo choc della notizia, raccolgono le forze e ripercorrono quei giorni; il ricovero, la tracheotomia e, come racconta la moglie di Angelo Ceccanti, un'emorragia inspiegabile che ha portato l'uomo alla morte. 

Nella stessa giornata ha parlato anche il legale di Fausta Bonino, Cesarina Barghini, che ha fatto sapere che attualmente l'unico indizio contro di lei è la presenza in reparto in concomitanza dei decessi. Il 4 aprile si svolgerà l’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Livorno, solo allora emergerà la versione dell’infermiera. La Procura spiega che attualmente non ci sono altri indagati e non è stato rilevato alcun elemento di responsabilità delle strutture sanitarie.