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Fosso delle Prigioni, rischio inquinamento in mare

E' stata rilevata la presenza di batteri fecali nel fosso. Secondo Arpat c'è un "potenziale rischio di inquinamento delle acque di balneazione".

Foto da Arpat

L'Arpat fa sapere che a seguito della segnalazione ricevuta da alcuni cittadini il 5 Agosto scorso, riguardante la colorazione anomala e il cattivo odore presente del tratto finale del fosso delle Prigioni, nel Comune di San Vincenzo, nello stesso giorno è stato effettuato il controllo della qualità delle acque nell’area di balneazione denominata Fosso delle prigioni (punto di prelievo di fronte alla foce del fosso).

Il giorno successivo, 6 Agosto 2019, come spiegano da Arpat, "i tecnici del Dipartimento Arpat di Piombino-Elba si sono recati sul posto per effettuare un controllo. Al momento del sopralluogo l’acqua del fosso in prossimità della spiaggia si presentava stagnante, limpida e inodore, non confluiva in mare, arrestandosi a circa 50 metri dalla battigia. Percorrendo il fosso in direzione monte, l’acqua appariva invece torbida per presenza di alghe in alveo, in alcuni punti era visibile anche una patina bianca presso gli argini. Non è stata accertata la presenza di tubazioni o scarichi anomali lungo tutto il tratto ispezionato". 

"E’ stato effettuato un prelievo dell’acqua del fosso, - proseguono da Arpat - per le analisi di laboratorio, i cui risultati sono riportati nella seguente tabella:

Come si osserva in tabella, le acque del fosso delle Prigioni presentano una contaminazione fecale rilevante, mentre le acque di mare presentano valori di densità batterica fecale ampiamente inferiori ai limiti di legge.

Il fosso evidenzia condizioni critiche dal punto di vista igienico-sanitario, la densità batterica testimonia la presenza di scarichi di reflui urbani o domestici a monte della zona di foce. Lo stesso fosso rappresenta un potenziale rischio di inquinamento delle acque di balneazione".

Arpat fa sapere che ha trasmesso i risultati di questi accertamenti al Comune ed al gestore dei servizi idrici integrati, invitandoli, nell’ambito delle rispettive competenze, ad adoperarsi per individuare e rimuovere le immissioni anomale nel fosso.