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Attualità giovedì 22 dicembre 2016 ore 17:09

La povertà cronica intrappola cinquemila toscani

Secondo i dati del rapporto Caritas 2016 sono sempre di più le persone che non arrivano a fine mese nonostante il lavoro e una casa



FIRENZE — Se la crisi che ha fatto piombare migliaia di toscani nella povertà si allontana nel tempo, i suoi effetti non sono per questo meno tenui. Anzi, se possibile, stanno mutando geneticamente la povertà stessa, trasformandola in una specie di malattia cronica. In altre parole, anche chi dispone di un lavoro e di una casa stabile, spesso non riesce ad arrivare a fine mese. Sono almeno cinquemila i toscani in questa situazione. 

Lo dicono i dati sintetizzati nel rapporto Caritas 2016 illustrato a Firenze dall'assessore regionale al welfare Stefania Saccardi e dal delegato Cet per la Caritas Roberto Filippini. 'In bilico: povertà, periferie e comunità che resistono in Toscana', questo il titolo scelto per il rapporto in cui si usa un termine preciso per descrivere l'effetto della povertà sui cittadini toscani che ne sono colpiti: intrappolamento. 

"Mi ha colpito – ha detto l'assessore Saccardi - questa definizione, centrale nel Dossier sulle povertà in Toscana, che elabora i dati raccolti dai 213 centri di ascolto della Caritas in Toscana nel corso del 2015, e racconta la crescita di queste povertà cronicizzate, che i centri d'ascolto delle Caritas della Toscana seguono da almeno sei anni, tante persone, più di 5.000, che non riescono a ripartire e a riprogettare la loro vita anche in presenza di un reddito che, tuttavia, non è sufficiente a rispondere a tutti i bisogni della famiglia. Va comunque detto che anche nel 2015 la soglia di povertà relativa in Toscana si ferma al 5 per cento, meno della metà rispetto a quella media nazionale che è del 10,4 per cento". 

La crescita della povertà cronica, tra l'altro, è una delle cause che spiega la leggera diminuzione di persone in situazione di disagio incontrate dalle Caritas toscane nel 2015. Sono state 22.041, infatti, quelle incontrate nel 2015, il 15,4 per cento in meno rispetto al 2014, una contrazione dovuta anche alla crescente complessità dei casi incontrati se è vero che, nel 2015, ciascuno di essi è stato ascoltato mediamente quasi sei volte contro le quasi cinque dell'anno precedente e le 4,3 del 2013. Colpisce anche un altro dato: a fronte di un 75 per cento di persone in stato di povertà senza lavoro, infatti, c'è un 18 per cento che un reddito ce l'ha e magari anche una casa ma non riesce lo stesso ad arrivare alla fine del mese. Tante le famiglie, ma anche tanti giovani che vivono nella precarietà. Con differenze sensibili in base alle zone di residenza.

Sul piano demografico, aumentano gli italiani in stato di povertà, passati dal 19,9% del 2007 al 36 % del 2015. Calano gli stranieri, passati al 63,9% nel 2015 dall'80% del 2007. Romania, Marocco e Albania i paesi con maggior peso. E la Regione, ora, si dice pronta a intervenire con nuove misure.

"Ciò che emerge dal dossier è che il 2015 è stato un anno faticoso, soprattutto per il riverbero che continua della crisi economica - ha detto Roberto Filippini, delegato Cet per la Caritas - prova ne è l'elevata percentuale di persone incontrate, ancora in stato di disoccupazione e, se è cresciuta l'emergenza dei profughi e degli immigrati, va evidenziata la costante riduzione della forbice fra cittadini stranieri e italiani che bussano alle porte delle Caritas toscane".


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Servizio di Dario Pagli
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