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Attualità venerdì 20 aprile 2018 ore 17:25

Amministratori pubblici minacciati, 19 in Toscana

Nel 2017 i casi di intimidazione contro sindaci e assessori sono aumentati secondo il settimo rapporto dell'associazione Avvviso Pubblico



FIRENZE — Sono stati 19 in Toscana i casi di intimidazione agli amministratori pubblici nel 2017: un dato lontano dal vertice di questa triste classifica (in testa c’è la Campania con 86 casi) ma comunque in lieve crescita rispetto al 2016, quando i casi erano stati 16. E’ quanto emerge dal settimo rapporto “Amministratori sotto tiro” presentato dall’associazione Avviso Pubblico oggi a Roma: uno studio in cui vengono elencate le minacce e le intimidazioni mafiose e criminali nei confronti degli amministratori locali e di persone che operano all’interno della Pubblica Amministrazione in tutta Italia.

I numeri sono inquietanti. Nel 2017 in Italia ogni 16 ore si è registrata una minaccia ad un amministratore pubblico. Il fenomeno lo scorso anno ha coinvolto per la prima volta tutte le 20 regioni italiane, 78 Province e 314 Comuni - il 6% in più nel confronto con il 2016. Resta immutato, rispetto al 2016, il profilo tipo dell'amministratore sotto tiro: ricopre la carica di Sindaco di un Comune medio - piccolo del Sud Italia, con una popolazione fino a 50mila abitanti, a cui ignoti bruciano nottetempo l'auto parcheggiata in una via pubblica situata nei pressi dell'abitazione o nel cortile di casa. Il 13% delle intimidazioni è stato rivolto nei confronti di donne, minacciate con le stesse metodologie utilizzate per gli uomini. Aumenta anche il numero degli amministratori pubblici intimiditi attraverso i social network. Erano il 3% nel 2016, sono diventati il 9% lo scorso anno. La “piazza virtuale”, rappresentata principalmente da Facebook, è progressivamente diventata lo sfogatoio di frustrazioni, disagio e malcontento per questioni socialmente rilevanti ma anche per decisioni – talvolta banali, come la mancata chiusura delle scuole in una giornata di neve – prese dagli amministratori locali.

Per quanto riguarda la Toscana, i 19 casi registrati nel 2017 sono suddivisi tra la provincia di Pisa (7) e quelle di Lucca (6), Firenze (5) e Arezzo (1). A Castelnuovo di Val Cecina (Pi) il sindaco Alberto Ferrini ha reso noto di aver ricevuto per mesi una serie di messaggi intimidatori. Prima alcune lettere minatorie inviate alla sua persona e ai dipendenti comunali. Successivamente la profanazione delle tombe dei nonni. Intimidazioni reiterate anche alla Sindaca di Cascina (Pi), Susanna Ceccardi, prima con insulti sui social e poi con l’invio di una lettera anonima di minacce contenente un proiettile calibro 28. A Porcari (Lu) il consigliere comunale David Del Prete viene aggredito fisicamente nella sua abitazione da un uomo che in precedenza l’aveva offeso sui social. Ad Empoli (Fi) una svastica viene disegnata sul monumento che ricorda i deportati nei lager nazisti. Poche settimane dopo un uomo stilizzato impiccato e la scritta “sindaco” viene rinvenuto sull’asfalto di una strada nel centro di Empoli (vedi intervista alla Sindaca di Empoli a pagina 66). Dal Rapporto annuale sui fenomeni corruttivi e di criminalità organizzata in Toscana, indagine realizzata dalla Scuola Normale di Pisa e promossa dalla Regione, emerge un quadro in cui la Toscana, pur risultando meno infiltrata dalle attività mafiose di quanto non siano altre regioni circostanti, non può permettersi di dormire sonni tranquilli.

Il 69% degli atti intimidatori si concentra nel Sud e nelle Isole. La Campania è la regione più colpita con 86 casi censiti, un preoccupante +34% rispetto al 2016. A seguire la Sicilia – ai vertici di questa triste classifica nel 2014 e nel 2015 – con 79 casi censiti. Il terzo posto vede appaiate la Calabria, prima regione per intimidazioni nel 2016, e la Puglia, che fa segnare nel 2017 una recrudescenza del fenomeno, con 70 casi registrati. Quinto posto per la Sardegna, con 48 intimidazioni censite.

Al sesto posto la Lombardia, con 28 casi, è la prima Regione del Centro – Nord, davanti a Lazio (24 casi), Piemonte (21 casi), Emilia-Romagna (20 casi) e Veneto (19 casi). A parte il Lazio, dove il dato è sostanzialmente stabile, in tutte le altre regioni citate si è registrato un sensibile aumento dei casi. A livello provinciale, nel 2017 i territori più colpiti sono stati le province di Napoli (34 casi) e Avellino (22 casi), seguite da Reggio Calabria, Siracusa e Cosenza (18 casi ognuna), Roma e Foggia (17 casi), Milano e Bari (16 casi ognuna).


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