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Attualità giovedì 05 maggio 2016 ore 16:28

Chianina e Limousine trainano le stalle

Chiuse mille stalle in dieci anni ma c'è il rilanciano dei micro-allevamenti come quello del Mucco Pisano, Garfagnina, Maremmana e Calvana



FIRENZE — Le principali carni allevate nelle stalle toscane che rappresentano l’88 per cento dei capi nati ed allevati nella regione leader del Made in Italy agroalimentare. Ciò nonostante il fenomeno delle importazioni dall’estero che rappresentano quasi 1/3 dei consumi ha portato, negli ultimi dieci anni, alla chiusura di quasi mille stalle, 90 all’anno con gravissimi effetti sull’economia, sull’occupazione e sulla sicurezza alimentare. 

E’ quanto emerge dal dossier “#bracioleallariscossa presentato dalla Coldiretti Toscana in occasione della Giornata nazionale della Carne italiana. 

La Toscana è il primo polo nazionale per l’allevamento della Limousine italiana con i suoi 7.307 capi iscritti ed anche la Regione che vanta il record di Chianine con 17.473 tanti. Nonostante le evidenti difficoltà in Toscana resistono e si rilanciano 3.295 allevamenti bovini con almeno un capo grazie anche a progetti di valorizzazione e commercializzazione del marchio “Toscano – Toscano” lanciato dall’Associazione Regionale Allevatori.

Nel biennio 2013 – 2014 i capi introdotti in Toscana per l’ingrasso provenienti principalmente dalla Francia, Irlanda e Romania sono aumentati del 5% rappresentando quasi il 40% dei capo bovini macellati mentre quelli nati ed allevati in Toscana hanno subito una leggera flessione di circa l’1%. 

“Le carni toscane sono - sottolinea Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana - più sane, perché magre, non trattate con ormoni (a differenza di quelle americane) e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione “Dop” che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni”.


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