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Imprese & Professioni lunedì 15 gennaio 2024 ore 07:35

​Lavoro: le aziende non cercano solo competenze

Cercare lavoro non è facile, ma non sapere come farlo rende il tutto ancora più complesso.



ITALIA — Cercare lavoro non è facile, ma non sapere come farlo rende il tutto ancora più complesso. Si tratta di una fase piuttosto impegnativa, al punto che spesso si sente dire che cercare lavoro, di fatto, è un lavoro.

Uno degli errori più comuni che si commettono riguarda le modalità di presentazione, poco attente a ciò che le aziende cercano davvero. Altre volte, invece, è lo stesso inconscio a mortificare le proprie reali capacità, motivo per cui è importante lavorare soprattutto su come aumentare l'autostima.

Avere una maggiore consapevolezza delle proprie qualità può aiutare a raggiungere risultati più soddisfacenti nella vita privata e in quella lavorativa. Scopriamo il perché.

Perché ci vuole un po’ di sana autostima, anche nel lavoro

Come spiega Efficacemente, l’autostima nel lavoro è una componente dell’Io fondamentale. Senza apprezzare chi si è, senza la consapevolezza di quali sono le proprie reali capacità, è estremamente difficile avere successo.

Gli altri individui, cioè tutte le persone che gravitano attorno alla propria vita, possono “captare”, anche se in modo inconscio, la mancanza di autostima nelle persone e questo accade specialmente sul mercato del lavoro.

Di solito i recruiter, come si vedrà qui di seguito, non mirano a giudicare solo quanto si è realmente preparati per una posizione lavorativa. Ciò che interessa loro è anche la capacità del candidato di subentrare in un ambiente di lavoro già conformato, quindi la sicurezza personale, il modo in cui ci si esprime e, talvolta, anche il modo in cui ci si presenta esteriormente.

Sindrome dell’impostore e occasioni mancate

La "Sindrome dell'impostore" è una sorta di “fenomeno psicologico” che ostacola in modo significativo la ricerca di un impiego adeguato alle proprie capacità. Questa condizione si manifesta quando i candidati non riescono a riconoscere o accettare il proprio successo, attribuendolo a fattori esterni o ritenendo di essere incompetenti nonostante le evidenze del contrario.

Durante un processo di selezione questa mentalità può influire negativamente sulla presentazione di sé, mostrando un’immagine penalizzata e distorta di chi si è veramente. La ragione risiede nella mancanza di autostima, un valore che non aiuta a sembrare ciò che non si è, ma ad aver fiducia in sé stessi.

Imparare la differenza tra soft ed hard skills

I colloqui di lavoro non sono verifiche orali sulla preparazione di un candidato, anzi, tutt’altro. Nello specifico questi incontri servono a capire l’indole delle persone, al netto della sua capacità di ricoprire uno specifico ruolo in un contesto lavorativo.

Ecco perché è importante imparare a distinguere le capacità tra tecniche ed inter-personali, ossia hard e soft skills. Le prime corrispondono a ciò che si è in grado di fare realmente, al percorso di studi fatto e alle relative certificazioni. Le seconde, invece, riguardano le abilitàumane” di collaborare, risolvere problemi o intessere relazioni.

L’autostima aiuta ad aver maggior consapevolezza di ciò che si sa fare ma aiuta anche a essere autocritici, dunque a comprendere gli ambiti sui quali si vuole migliorare. Inoltre permette di posizionarsi in modo più sicuro e deciso nei confronti del recruiter e, quindi, offre molte possibilità in più di essere presi in considerazione. 


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